Parole chiarissime. Dopo 11 giorni dall’inizio della crisi libica la diplomazia vaticana si schiera a fianco della rivolta: “Queste manifestazioni esprimono la volontà popolare di una partecipazione attiva e democratica nella gestione del Paese”. Lo ha detto l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, monsignor Silvano Maria Tomasi, ai microfoni della Radio vaticana, al termine della riunione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu, che aveva appena espulso la Libia. Tomasi ha espresso anche “sgomento e dolore” per le “tantissime vittime” della repressione , ha chiesto la fine della violenza e ha proposto “un dialogo” per “vedere se si può trovare una soluzione”. E’ la posizione classica della diplomazia vaticana: il dialogo e il negoziato a qualsiasi costo per evitare altre vittime E’ stessa posizione che durante il pontificato di Giovanni Paolo II era stata tenuta sulle guerre del Golfo. Della crisi libica ha parlato anche il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi nel suo editoriale settimanale per il Centro televisivo vaticano, nel quale ha definito gli accadimenti “la primavera del mondo arabo”, verso i quali non bisogno avere “paura”, ma proporre gesti di “amicizia”. Lombardi ha sottolineato il ruolo che hanno avuto “i legami con l’emigrazione” nell’elaborazione di “un’idea di libertà e di democrazia”: “Grazie alle nuove possibilità di comunicazione, molti si sentono aperti al dialogo e desiderosi di inserirsi in una comunità mondiale”.
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Postato da fenice il 28/02/2011 14:28
Beh, ammetterete che Berlusconi è arrivato prima... Anzi, non lo ammetterete mai e farete dei distinguo...
Postato da dino avanzi il 27/02/2011 14:38
Nelle ultime settimane si è parlato molto di rivoluzione a proposito dei fatti che hanno interessato Tunisia, Egitto e poi Libia. Per favorire una corretta comprensione e, soprattutto, non incorrere in improvvisi “risvegli” come già accaduto per altri eventi, é bene distinguere tra liberazione e libertà. Per ora si è vista molta liberazione, la pratica della libertà deve ancora trovare la sua via. dino 51
Postato da FRANCO PETRAGLIA il 26/02/2011 16:12
DITTATURE CHE SI SCIOLGONO COME LA NEVE AL SOLE Caro Direttore, nessuno poteva immaginare, neanche minimamente o lontanamente, quanto sta accadendo in questi mesi: le rivolte della Tunisia, Egitto e ora della Libia, dopo decenni e decenni di dittatura cui sono state sottoposte intere nazioni. Ciò, a volte, con la complicità di molti Paesi occidentali, con forniture di armi a iosa. Personalmente ho sempre desiderato ardentemente che questo sogno(affrancamento) di popoli oppressi diventasse realtà, ma la mia impotenza umana-morale-sociale-culturale-politica era più forte del desiderio stesso. Il mio pensiero va a quei Paesi che sono tuttora sotto le Forche Caudine: il Sudan, la Cina, l’Iraq, il Vietnam del Sud, il Congo, il Ruanda, l’Angola, l’Afghanistan, l’Etiopia, la Nigeria e tanti altri popoli sparsi nel globo. A prescindere dai risvolti socio-economico-politici delle situazioni, mi auspico che a questa gente ,che ha deciso, giustamente, di alzare la testa e di far sentire la prima volta la sua voce, venga riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona. In altre parole, mai più sfruttamenti e schiavitù. Basta con le satrapie! Tutte le azioni dei governi del mondo devono ispirarsi ai principi della democrazia. Solo questa democrazia diretta può restituire a questi individui il sacrosanto diritto di essere riconosciuti membri della famiglia umana e quindi considerati persone con un valore e una dignità. Ricordiamoci quanto diceva lo scrittore latino Giovenale: “Se indice nemo nocens absolvitur” (Nessun colpevole può esser assolto dal tribunale della sua coscienza). Grazie per la Sua ospitalità e tanti cari saluti. Franco Petraglia – Cervinara (AV)
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