Boccassini: 'ndrangheta trasversale

Le direzioni distrettuali antimafia di Milano e Reggio Calabria illustrano i punti chiave dell'indagine che ha portato in carcere la "zona grigia" sospettata di favorire la 'ndrangheta.

Anche a Milano si cercano le talpe

01/12/2011
Da sinistra: Ilda Boccassini, Michele Pristipino, Edmondo Bruti Liberati e Giuseppe Pignatone.
Da sinistra: Ilda Boccassini, Michele Pristipino, Edmondo Bruti Liberati e Giuseppe Pignatone.

Ilda Boccassini sa che le storie delle persone si misurano a fatti non a parole. E infatti parla pochissimo, lo stretto necessario per illustrare i punti chiave di un'indagine che fa notizia per il solo fatto di esistere.

L'ha fatto questa mattina a Milano alla presenza del Procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, del procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e del collega reggino Michele Prestipino, ha parlato dello sconcerto di aver preso coscienza, indagando, «di una campagna politica per ingraziarsi l'antimafia, che non esiste, che è solo parlata. Una campagna proveniente da chi sa che cosa significa trovare un bazooka sotto casa».

Evidente il riferimento alle minacce che nel 2010 hanno raggiunto Pignatone. Evidente, senza bisogno di citarlo, l'allusione  a Vincenzo Giglio, arrestato ieri, noto per la sue iniziative antimafia e per la solidarietà pubblica espressa al procuratore minacciato. La vicenda è descritta così dall'ordinanza del Gip: «allo scopo di accreditarsi nei confronti dei magistrati della Dda di Reggio Calabria, il Morelli (consigliere regionale arrestato ieri ndr), approfittando del momento e anticipando gli altri esponenti politici regionali, chiede a Vincenzo Giglio di preparare una mozione a sostegno dei magistrati di Reggio Calabria impegnati nella lotta alla 'ndranghetà».

Perché, quando si tratta di 'ndrangheta, il nemico è subdolo e vicino, abita luoghi insospettabili, stanze contigue a quelle di tutti, siano essi avvocati, magistrati, imprenditori, tanto che si è parlato di talpe, per stanare le quali «ci sono lavori in corso anche a Milano». Il nemico può insediarsi ovunque, non ha preferenze, pecunia non olet e il colore politico neppure: «Non è come Cosa nostra, che odiava i comunisti», ha spiegato Boccassini, «è trasversale, appoggia chiunque».

Va dovunque ci siano affari redditizi. E così, facendo affari redditizi con chiunque, facendo fuori la concorrenza pulita, con molte complicità silenziose, di chi non si chiedeva da dove venissero certi prezzi troppo vantaggiosi per stare nel mercato, si è infiltrata indisturbata nell'economia apparentemente sana. Così, il 416 bis, l'articolo del codice penale che delinea il reato di associazione mafiosa, è diventato pane quotidiano della cronaca anche lombarda: «Con la struttura organizzativa della 'ndrangheta», ha spiegato Prestipino, «si estendono anche le sue relazioni esterne: Milano può diventare come Reggio Calabria».

Non sono notizie rassicuranti, lo è invece sapere che c'è chi non si arrende anche quando andare avanti comporta la fatica scomoda di cercare la polvere fin sotto il tappeto di casa propria. E un po' rassicura sentir dire, com'è accaduto stamani, che non ci si abitua nemmeno dopo averne viste, in trent'anni indagini, di tutti i colori.

Elisa Chiari

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Postato da folgore il 04/12/2011 00:44

Caro Salis, tu dici che "Non sarebbe la prima volta che personaggi anche più socialmente pericolosi escono di galera per intervenuta prescrizione.". Non vorrai mica dirmi che la Giustizia italiana è lenta? Non vorrai mica dirmi che la prescrizione opera non solo quando c'è di mezzo qualcuno? Non vorrai mica dirmi che sarebbe da sveltire la macchina giudiziaria?

Postato da Franco Salis il 01/12/2011 06:52

Prima di applaudire al successo investigativo, che ha comportato necessariamente enorme impiego di energie degli investigatori e risorse finanziarie, vorrei attendere il giudizio di terzo grado. Non sarebbe la prima volta che personaggi anche più socialmente pericolosi escono di galera per intervenuta prescrizione. Mi chiedo che cosa osti all’espletamento del processo in termini di “ragionevole” durata. Credo che sia da cercare nelle risorse umane, finanziarie e nella organizzazione della macchina giudiziaria, e non nello stabilire i tempi! Ma se a questi signori, fermo restando il principio inviolabile della “certezza del diritto”, venissero condannati non solo alle pene detentive, che poco mi cala, quanto alla restituzione del “mal tolto” moltiplicato per un certo coefficiente più tutte le spese giudiziarie da calcolarsi nel costo di tutto il personale e attrezzature utilizzate per l’operazione di investigazione e del processo, si troverebbero subito le risorse finanziarie. A mio avviso, come del resto, se non vado errato, in sede civile, sin dal primo appello, lo stato rientrerebbe in possesso delle spese effettuate e avrebbe risorse per continuare la lotta, e per rimborsare le persone offese. Se non individuate diversamente sono da considerarsi persone offese ,per esempio, i minori che non hanno ricevuta adeguata educazione e sono cadute nelle maglie della devianza e della mala vita. Io non sono certo se sto dicendo bestialità dal punto di vista del diritto, mah! Mi è capitato in passato di aver avuto intuizioni, non ragionamenti, che solo successivamente si sono rilevati accettabili. Chiudo con una domanda: ma siamo sicuri che il nucleo fondamentare de “Le fonti del diritto e l’esempio de Re Salomone” del Papa nel discorso alla Bundestag (22.sett.2011),non abbia alcun riferimento a sostenere il minore che ha contravvenuto alle leggi, con strutture educative anzi che punitive? Eh benedetto (non santità)Benedetto XVI, lui fa presto a scrivere una paginetta, ma io impiego mesi a metabolizzarla: che ingiustizia! Buona giornata.

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