25/07/2012
Ci sono alcuni “must”, alcuni passaggi obbligati che portano a ogni edizione dei Giochi olimpici. Di uno di essi abbiamo già parlato, riferendo dei puntuali allarmismi per Londra 2012, che comincia il 27 luglio e finisce il 12 agosto, ma che per molti atleti di molti paesi sono cominciati e finiti da tempo, e diremo il perché. Restando agli allarmismi della vigilia, un passaggio obbligato per ogni bravo giornalista che voglia farsi leggere, si sono basati su due elementi, diremmo su due classici: la sicurezza e il traffico. Trattandosi di inglesi, si è trattato di allarmismi presi molto sul serio. Noi non siamo particolarmente allarmati, né costituzionalmente rovinologhi. Pare accertato, fra l’altro, che il terrorismo temuto e anzi annunciato venga quasi automaticamente sdemonizzato, esorcizzato: e comunque ci pare che siamo nella norma. Idem per il traffico. Nuovo casomai, considerando i progressi dell’elettronica applicata alla vitaccia di tutti i giorni, il caos per la distribuzione dei biglietti a chi li ha prenotati e pagati: ma è robetta.
Londra dovrebbe comunque riuscire a organizzare bene tutto, a far fluire
bene tutto, prima città al mondo ad avere i Giochi per la terza volta
(Atene, Parigi e Los Angeles sono a quota due). Londra che si è fatta
un bel maquillage, costosissimo, specialmente nelle sue zone più
dimesse, Londra che pratica prezzi tremendi, Londra che, già molto
visitata di suo, sarà ipervisitata adesso. Londra, infine, che salvò
i Giochi nel 1908, riaccendendoli dopo le edizioni spente, preagoniche
di Parigi 1900 e Saint Louis 1904, indegne della ripresa nel 1896 ad
Atene delle Olimpiadi moderne, e li salvò nel 1948, riuscendo ad
organizzarli bene anche se, a guerra appena finita, non c’era da
mangiare neppure per gli atleti. Secondo noi, il problema massimo per
una manifestazione che si svolge molto all’aperto rimane, in
Inghilterra, il clima.
I Giochi saranno per molto sport una vera finale dopo lunghe preselezioni:
ecco perché abbiamo detto di prove olimpiche cominciate e finite da
tempo per molti. Per contenere in 10.000 circa il numero degli atleti
(da 205 paesi), nell’operazione antielefantiasi condotta intanto che il
programma si gonfia di discipline nuove e di prove nuove all’interno di
quasi tutte le discipline, ogni sport ha dovuto in pratica riempire il
quadriennio che precede l’inaugurazione, e specie l’ultimo anno, di gare
di selezione, di qualificazione, spesso combattute come finali. Il pass per i Giochi è stato staccato a fatica anche da atleti celebri, e mancato malamente da atleti più celebri ancora.
In fondo questo infittirsi di selezioni preolimpiche ha reso omaggio al
termine Olimpiade, che sta appunto a indicare i quattro anni fra
un’edizione e l’altra dei Giochi: questi di Londra sono quelli della
trentesima Olimpiade, calcolati anche i quadrienni non sfociati nella
manifestazione per cause belliche, cioè il niente Giochi del 1916 e del
1940.
Il grande gioco dei Giochi, quello di intitolarli a uno, massimo due
protagonisti, ha preso dei brutti colpi proprio in chiave di
preselezione. C’è persino il rischio che, ancorché annunciato con
fanfare a Londra, sia un poco “rotto” Usain Bolt, il giamaicano dei 100 metri, l’uomo più veloce del mondo. Noi italiani ci preallarmiamo per la paventata depressione di Federica Pellegrini
nuotatrice, ma ogni nazione ha il suo problema. Anche questa situazione
è destinata a diventare un classico. Comunque il personaggio uscirà
fuori eccome, i massimi esperti pubblicitari sono al lavoro per questo.
Dedicata ad esso la televisione, supportata dalla stampa scritta. Ma
adesso c’è un nuovo elemento di diffusione, in fondo affidato sempre
alla televisione, nel senso divisione a distanza, ma legato alle riprese
effettuate dai telefonini e dai loro sempre più sofisticati succedanei.
Abbiamo già detto, ma ri-ri-ridiciamo che nonostante tutti i divieti e
tutti i controlli, questa edizione dei Giochi rischia di essere ripresa, frugata, diffusa, violata, “stuprata”, orpellata da immagini clandestine.
Bolt che rutta contro Bolt che esulta: magari qualcuno lo riprenderà
così e lo manderà così in giro per il mondo di internet, dove già
esistono, per il voyeurismo più basso, immagini balorde e brutte e
cattive di atleti anche celebri, soprattutto celebri. Intanto sms e
twitter e blog e altre diavolerie diffonderanno segreti, polemiche,
accuse, imprecazioni, rivelazioni scandalistiche. Anche tutti i paesi
arabi finalmente mandano ai Giochi le donne, le salveranno dai
telefonini i loro burka?
È scienza, bellezza. E adesso che la festa cominci, e sia sin dove
possibile festa. Noi italiani siamo in molti - molte le donne ma non è
una novità -, anche se ci siamo qualificati in appena due sport di
squadra, sia pure con maschi e femmine: la pallavolo e la pallanuoto. Siamo
294 in tutto, 166 gli uomini. Poche le speranze di successo, abbastanza
quelle di podio. A Pechino 2008 le nostre medaglie furono 8 d’oro, 9
d’argento, 10 di bronzo. La crisi economica giustificherà qualche
delusione, la crisi politica esimerà gli onorevoli dal fare troppe
interpellanze parlamentari. Tutti dietro alla nostra bandiera portata
nella sfilata di apertura da Valentina Vezzali, la grandissima
schermitrice che in televisione disse a Berlusconi premier che le
sarebbe piaciuto farsi “toccare” da lui (dopo il presidente operaio, non
c’è ancora stato il presidente schermidore…), e non affidata a Josefa
Idem-Guerrini, la canoista che ha fatto due Olimpiadi per la sua
Germania natale e adesso è alla sesta per l’Italia sua e di suo marito e
dei suoi figli, l’Italia che ama anche senza amare i suoi politici.
Gian Paolo Ormezzano