Dossier calcio: le solite scommesse

Seria A influenzata dalle sentenze, serie B da rivoluzionare Ma i tifosi sembrano ormai abituati a certe porcherie. E la Federcalcio...

Un momentaccio, come al solito

09/05/2012
Il vice presidente del Siena Calcio, Valentina Mezzaroma (Ansa).
Il vice presidente del Siena Calcio, Valentina Mezzaroma (Ansa).

I primi deferimenti per la vicenda chiamata Scommettopoli non hanno riservato sorprese, e questo è il brutto: perché dice di una ormai acclarata mitridatizzazione generale. Siamo ormai abituati a condire il pane calcistico (e i suoi circensi), di cui pare non si possa fare a meno, con i veleni, che non ci fanno più effetto alcuno: né un mal di pancia né un mal di cuore né un mal di testa. 

E non basta: la quantità di reati e di rei, la prima tranche di 61 tesserati, in larghissima maggioranza giocatori (ma attenzione, il termine ormai potrebbe passare a indicare specificamente i calciatori che sono giocatori nel senso di giocate non calcistiche, che sono insomma scommettitori), e di 22 società, da quelle della serie A - che però starà nella prossima infornata di deferimenti – a quelle dei dilettanti, la quantità dicevamo di rei potrebbe creare due tipi di reazione, entrambe immorali:
1) troppi da condannare, il “tutti colpevoli dunque nessun colpevole” fa parte ormai del rituale nostrano e sacro della politica, dunque le pene non dovranno e potranno essere tali da azzerare un movimento;
2) in ogni caso, quando la senape viene spalmata su troppo pane se ne perde il gusto, e in questo caso anche l’eventuale auspicabile sua funzione lassativa. 

La  Federcalcio, alla quale le impuntature anzi le provocazioni della neoscudettata Juventus (trenta stelle esposte dovunque, a Torino) per dire suoi gli scudetti del 2005 e 2006, toltile da Calciopoli potrebbero addirittura far comodo come diversivo, dosa i tempi ed i modi dei rinvii a giudizio quindi dei processi quindi delle sentenze. Anche se verrà adottato il pugno di stagnola al posto di quello di ferro, la serie B risulterà sconvolta, e patirà anche un bel po’ della serie A, e ci saranno graduatorie di club da ridefinire, quando non addirittura un calciomercato da rassicurare. Meglio aspettare fine del campionato dei cadetti nel senso di regular season (27 maggio), meglio non aspettare l’inizio dei playoff e dei playout (inizio di giugno).

Cristiano Doni, ex bandiera dell'Atalanta (foto Ansa).
Cristiano Doni, ex bandiera dell'Atalanta (foto Ansa).

E però bisogna anche pensare al campionato europeo, che comincia l’8 giugno, dunque non turbare troppo la serie A che fornisce i vitellini azzurri. Poi meglio aspettare che finisca il campionato stesso, se lo si vince può scattare una provvida amnistia generale, è già accaduto, e sarebbe il trullalleru-trullallà. Aspettare ma non troppo, perché bisogna pure stilare i calendari della stagione 2012-13. E gran fortuna è che la Nazionale azzurrina non si sia qualificata per i Giochi olimpici di Londra, sennò ci sarebbero state altre complicazioni, tanto più che Ferrara pesca per essa nella sciagurata serie B. 

Insomma, tanti giochetti di modi e tempi per bypassare senza danni letali anche questo momentaccio: quando sarebbe più semplice e onesto ammettere che il calcio è imprescindibile, e amen, bisogna comunque adorarlo e mai odorarlo. Tanto ormai internet permette, già scritto ma da ri-ri-riscrivere, a un maori neozelandese di scommettere puntando soldi siberiani in una ricevitoria di Parigi su quel che accade in un incontro fra due squadre della Patagonia. 

E allora? Sentenze dure, se possibile, per bloccare un poco i truffatori attuali e scoraggiare un poco i loro succedanei: la razza è immortale, e prospera quando c’è tanto denaro. Poi speranza (vaga) in un dimensionamento del calcio, a forza di conati di vomito, così che calino gli interessi e dunque si riduca la sporcizia legata di fisso al troppo denaro. E poi sempre l’assunto personale di battersi per l’onestà: non per sconfiggere lo scommettitore maori, perché lui o chi per lui vincerà sempre, visto che il male esisterà sempre nei suoi più riusciti travestimenti, ma per non sconfiggere noi stessi con l’autorenderci indegni di guardarci allo specchio.                                        

 Gian Paolo Ormezzano

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