Un Giro d'Italia lungo 150 anni

Viaggio tra le tappe, costruite come un omaggio all'Unità d'Italia.

Maglia rosa e camicie rosse

05/05/2011

Che il Giro d’Italia sia da sempre soprattutto un viaggio non si discute. Lo è, dei più faticosi, per chi deve affrontarlo in bicicletta, ma lo è anche per chi lo accompagna, per passione nonostante tutto,  con il suo corredo di tifo, folclore, pane salame e lambrusco sulle salite. Gente che si allarga lungo le strade, che occupa spazi per vedere il gruppo semplicemente passare.

Lo sarà anche il Giro 2011 che parte da Venaria Reale il 7 maggio, ma, stavolta, più che un viaggio nello spazio, sarà un viaggio nel tempo e nella storia, un omaggio al 150° compleanno dell’Italia Unita. Un viaggio che si snoda dentro luoghi carichi di storia e memoria. Il rischio della retorica esiste, forse inevitabile nell’eco della letteratura del risorgimento. Nessuno, leggendo tra le tappe Sapri, potrà esimersi dal correre con la mente ai primi versi della celeberrima, retoricissima Spigolatrice: «Eran trecento, eran giovani e forti, son morti». Che i meno giovani di noi hanno in testa dall’epoca della scuola elementare, magari assieme al Va’ Pensiero cantato la mattina in classe, quando ancora le mire leghiste sul coro simbolo di Verdi erano molto di là da venire.

Che c’entra col ciclismo, si dirà? Forse niente. O forse tutto, perché anche nel ciclismo e sulla sua fatica vera si sono spesi fiumi di retorica, magari avendo cura di non rovinare una splendida scalata con il sospetto d’impurità che ormai sempre ci assale davanti a un’impresa memorabile, troppo spesso smentita, in capo a qualche mese, dall’esito preciso e per niente retorico di un’analisi di laboratorio.

Se questa volta scegliamo di raccontare il Giro, a partire dal suo filo di camicie rosse, è perché facciamo ogni anno un po’ più fatica a fidarci di quel che vediamo sulle salite, preferiamo rifugiarci in quel che sappiamo nascosto dentro i luoghi che le ruote calpestano. Almeno quelli sono passati ormai al vaglio della storia, che ci piaccia o meno l’esito di quella storia, quelli almeno non ci smentiranno il giorno dopo.

Elisa Chiari
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