05/05/2013
La festa dei tifosi juventini (Reuters).
E' finita come un po' tutti avevano previsto: la Juventus si conferma campione d'Italia, dopo aver dominato, fin dalle battute iniziali, un campionato nel quale non ha mai avuto davvero un rivale credibile, nonostante l'ottimo comportamento del Napoli. Scudetto numero 29, secondo la contabilità ufficiale, 31, secondo quella del popolo juventino.
Sembra strano pensare - mentre i giocatori raccolgono l'abbraccio dei tifosi - che in un tempo non così remoto la squadra era finita in B per calciopoli, inanellando poi una serie di desolanti piazzamenti, dopo una fiammata d'orgoglio all'indomani del ritorno nella massima serie. E proprio da questa considerazione bisogna partire per cogliere il senso e la portata di questa vittoria. Con Andrea Agnelli al timone - di nuovo dopo molto tempo un Agnelli al vertice -, la società ha saputo ricostruirsi dalle fondamenta e ha trovato in Antonio Conte l'interprete ideale dell'identità juventina, oltre che un professionista capace, moderno, maniacale nella ricerca della perfezione. Perderlo nella prossima stagione - come qualche parola del tecnico fa temere - sarebbe un duro colpo.
Fra i giocatori, difficile individuare un protagonista su tutti, perché nel collettivo la squadra ha fondato la sua forza. Buffon ha giocato una delle sue migliori stagioni, Barzagli è stato semplicemente il miglior difensore italiano; Bonucci è cresciuto, come Marchisio; è tempo di considerare Vidal per quello che è, un fouriclasse, perlopiù low cost; Pogba è il futuro; Vucinic il migliore in attacco, il reparto che subirà le maggiori correzioni, vista la difficoltà di tramutare in gol la mole di gioco sviluppata...
La sensazione è che, con questo scudetto, la Juventus sia definitivamente tornata ad occupare il suo posto: è la squadra-società con cui misurarsi e competere se si vuole vincere. Prima a dotarsi di uno stadio di proprietà, fattore imprescindibile per la sostenibilità economica, ora e per il secondo anno consecutivo prima sul campo, è più che mai l'amata-odiata Juventus da battere, senza la quale il calcio italiano non sarebbbe quello che è.
Paolo Perazzolo
a cura di Paolo Perazzolo e Annachiara Valle