29/03/2011
Mario Balotelli, che attualmente gioca nella squadra inglese del Manchester City.
Giuseppe Rossi è nato nel New Jersey, Usa, gioca nel Villareal, Spagna, oggi dovrebbe essere in campo sin dal via contro a Kiev contro l’Ucraina, si sente molto italiano e proprio perché conosce l’Italia preferisce rimanere a fare il calciatore all’estero. Si trova benissimo con Prandelli, forse avrebbe qualche problema con qualche altro allenatore che da noi va per la maggiore. E’ un buon attaccante, non un fulmine di guerra, ce la mette sempre tutta e non sbraca mai.
Balotelli è nato a Palermo, viene dal Ghana, è stato adottato da una famiglia lombarda, non ha ancora ventun anni ed è già milionario in euro, l’Inter lo ha lanciato ma poi lo ha lasciato andare in Inghilterra perché neanche Mourinho sapeva più come gestirlo, adesso al Manchester City (allenato da Roberto Mancini…) lo vogliono rimandare in Italia, dove pare che lo aspetti a braccia e portafoglio aperti il Milan, di cui lo stesso Balottelli si è sempre detto tifoso, anche quando indossava la maglia nerazzurra, il Milan dove Balottelli e Cassano, due disciplinarmente sempre molto discussi, dovrebbero elidere, unendosi e urtandosi, i loro brutti caratteri.
Balotelli ne ha già combinate di tutte, in tanti campi: sessual-sentimentale, disciplinare, rissaiolo, comportamentale. In campo, fuori campo, per strada, l’ultima scagliando freccette, quelle con la punta di metallo, sui ragazzini che giocavano a calcio sotto le sue finestre. Non si aspetta più di sapere se farà qualcosa che non va, si gioca semplicemente a indovinare quale sarà la prossima bravata.
Ha un talento enorme, un fisico strepitoso, lo dicono tutti, lo sa anche lui. Prandelli dice che vuole farsi del male, per fortuna non si dice che è il nostro calcio a farsi del male rinunciando a uno come lui.
Naturalmente alla prima sconfitta della Nazionale di Prandelli senza Balotelli ci sarà chi chiederà di avviare il recupero del ragazzo. Come è stato chiesto per Cassano dopo che aveva persino insultato il suo vecchio presidente sampdoriano. Un motivo di più per tifare per gli azzurri del buon Cesare, l’allenatore che per stare vicino alla moglie segnata da una malattia senza scampo lasciò per lungo tempo la panchina.
Gian Paolo Ormezzano