29/03/2011
L'attaccante Giuseppe Rossi del Villareal con cesare Prandelli durante un allenamento della nostra Nazionale a Coverciano.
Cesare Prandelli, commissario tecnico del nostro calcio, è uno che fa formazione. Fa anche “la” formazione, ma qui intendiamo formazione nel senso di educazione, di cure della lealtà, della disciplina, di omaggio ai buoni sentimenti e di castigo in caso contrario. Ha fatto scendere l’altro giorno in campo gli azzurri contro la Slovenia, a Lubiana, per una partita ufficiale che poteva essere e forse è stata (1 a 0 per noi, ora bene in testa nel nostro gruppo eliminatorio) la chiave della qualificazione alle finali, ha rinunciato a schierare De Rossi e Balottelli, due elementi che rappresentano ai massimi la sicurezza e l’esperienza, il talento e l’estro.
De Rossi può tenere in piedi una partita, con grinta ed autorità, Balottelli può inventare una vittoria. I due erano squalificati, in quanto colpevoli di infrazioni disciplinari, per l’attività di club nei loro campionati, quello italiano con la Roma De Rossi, quello inglese con il Manchester City Balottelli, poteva giocare per il Club Italia, ma Prandelli si era presentato, succedendo a Marcello Lippi, come quello che mette la correttezza, la sportività sopra ogni altra cosa, e ha rinunciato ai due pur sapendo che, in caso di insuccesso contro la Slovenia, sarebbe stato lapidato dalla critica, pronta ad applaudire i moralisti così come pronta a distruggerli, dipende da quel dettaglio da niente che si chiama risultato.
Oggi Prandelli fa giocare i suoi in amichevole a Kiev, contro l’Ucraina che l’anno prossimo insieme con la Polonia ospiterà il campionato europeo, la cui organizzazione ha ottenuto battendo la candidatura italiana ed ha visto confermata nonostante le nostre riserve sui suoi stadi in costruzione. Sarà un confronto ad alto impegno psicologico, dovremo nella misura del possibile riuscire ad essere simpatici, o non antipatici. Più facile, o meno difficile, quando si ha uno come Prandelli che fa formazione a costo di indebolire “la” formazione.
Gian Paolo Ormezzano