14/02/2012
Federica Pellegrini (foto Ansa).
Abbiamo tante volte rimproverato allo sport di essere un mondo a parte, un po' fuori dal mondo, di non sapere guardare giù alla vita dei comuni mortali.
Ma stavolta gli atleti olimpici, che qualche giorno fa hanno mandato un appello al Governo per chiedere di salvare il loro sogno, sentiamo di doverli capire. Anche se siamo convinti che il no sia stata una decisione dolorosa ma responsabile.
Però agli atleti possiamo chiedere di accettare, ma non di sposare al 100% la causa della razionalità, perché, se lo facessero fino in fondo, rischierebbero di smettere di fare quello che fanno: smetterebbero di lasciare casa ragazzi, di fare i salti mortali fra allenamento e scuola, smetterebbero di inseguire un sogno che tante volte di pratico ha quasi niente. Perché per tanti sport olimpici, anche il ritorno economico è un mezzo miraggio anche vincendo.
Se ragionassero soltanto, senza sognare, probabilmente gli atleti abbandonerebbero la loro faticosa passione, calcolerebbero che perdere è molto più probabile che vincere e perderebbero, probabilmente, una delle occasioni più straordinarie concesse in una vita: dimostrare a sé stessi e al mondo di essere i migliori.
Qui si tratta, è vero, "solo" di rinunciare a giocarsi quell'occasione in casa, un di più di tensione e di soddisfazione, ma anche a una vetrina irripetibile. E' comprensibile che si sentano un po' derubati. Per questo, almeno per questo, pur avvertendo il dovere di pensare alla concretezza, sentiamo di solidarizzare con la loro umanissima delusione.
Elisa Chiari
Elisa Chiari e Gian Paolo Ormezzano