29/11/2012
Dall'altra parte c'è tutto il
mondo di politici e funzionari della pubblica amministrazione che si sono
prestati a questo genere di traffici: perché ci sia corruzione, è bene ricordarlo,
serve un accordo tra due parti. Partendo da scelte politiche che hanno
orientato il mercato, anche locale, in una direzione piuttosto che in un'altra,
pubblicando bandi che, per come erano strutturati, portavano in una direzione
unica e univoca, o accettando, per esempio, l'installazione di impianti in
cambio di lunghe liste di "desiderata", c'è una classe di
rappresentanti istituzionali che non si sono certo distinti per onestà. Per non
parlare di pratiche portate avanti a velocità diverse, alcune velocissime altre
immobili per anni, e concessioni "curiose" su siti archeologici. Il
terzo attore di questo scenario è quel mondo di professionisti, notai,
commercialisti, intermediari finanziari che si sono prestati a fenomeni di
corruzione per spingersi là dove organizzazioni più grosse, anche per scarsa
conoscenza del territorio, non sarebbero mai potute arrivare. Sul versante dei
"guardiani", cioè di chi avrebbe dovuto vigilare sulla regolarità di
queste operazioni, il discorso si amplia ulteriormente perché l'origine del
malfunzionamento sta innanzitutto nell'aver posto obiettivi ambiziosi senza un
adeguato supporto di politiche e di regole. «È mancata un regia di livello
alto. Ovviamente non stiamo dicendo che questo comportamento ha causato la
corruzione ma ha sicuramente rappresentato un elemento di debolezza che chi
voleva sfruttare pratiche illegali è riuscito a ribaltare a proprio favore.
L'unica regola, d'altronde, era quella degli investimenti: come ci hanno
confermato molti degli esperti di green economy interpellati, questo settore è
nato inizialmente per ragioni prettamente speculative».
Va detto che anche gli strumenti d'indagine a disposizione
sono francamente scarsi e inefficaci e impediscono alla magistratura, che pure
sa quello che accade, di arrivare con tempismo a bloccare i capitali: per
appurare casi di corruzione si passa quasi esclusivamente dalla rilevazione
dell'abuso d'ufficio. «A nostro avviso è anche mancato anche il sistema delle
imprese: troppo spesso abbiamo parlato con aziende disposte a tutto che hanno
vissuto il silenzio delle associazioni di categoria». Ma cosa ci attende
all'orizzonte? «Il primo e più urgente problema è la sottrazione di fondi: la
Corte dei conti segnala che la gran parte di quelli destinati alle energie
nella regioni della convergenza non è ancora stata allocata. La corsa per
accaparrarseli deve essere monitorata. Bisogna anche fare in modo che questi fondi
rimangano in Italia, cioè siano impiegati per opere realmente utili alle
comunità del nostro Paese». In caso contrario si va incontro a un continuum di reati a cascata. Caso esemplare è quello della bonifica dei siti:
sono stati documentati casi in cui la criminalità organizzata prima fa una
discarica abusiva, poi la copre e partecipa, vincendola, alla gara d'appalto
per la bonifica. Alla fine, immancabile, ci costruisce sopra l'impianto di
energie rinnovabili. Su uno stesso sito, in pratica, guadagna tre volte.
Alberto Picci