Chi ruba la nostra energia?

La corruzione in Italia sottrae 900 milioni di euro al mercato delle rinnovabili: il progetto Green clean market di Transparency Italia spiega criticità a best practice del settore

Colluso e felice

29/11/2012

Dall'altra parte c'è tutto il mondo di politici e funzionari della pubblica amministrazione che si sono prestati a questo genere di traffici: perché ci sia corruzione, è bene ricordarlo, serve un accordo tra due parti. Partendo da scelte politiche che hanno orientato il mercato, anche locale, in una direzione piuttosto che in un'altra, pubblicando bandi che, per come erano strutturati, portavano in una direzione unica e univoca, o accettando, per esempio, l'installazione di impianti in cambio di lunghe liste di "desiderata", c'è una classe di rappresentanti istituzionali che non si sono certo distinti per onestà. Per non parlare di pratiche portate avanti a velocità diverse, alcune velocissime altre immobili per anni, e concessioni "curiose" su siti archeologici. Il terzo attore di questo scenario è quel mondo di professionisti, notai, commercialisti, intermediari finanziari che si sono prestati a fenomeni di corruzione per spingersi là dove organizzazioni più grosse, anche per scarsa conoscenza del territorio, non sarebbero mai potute arrivare. Sul versante dei "guardiani", cioè di chi avrebbe dovuto vigilare sulla regolarità di queste operazioni, il discorso si amplia ulteriormente perché l'origine del malfunzionamento sta innanzitutto nell'aver posto obiettivi ambiziosi senza un adeguato supporto di politiche e di regole. «È mancata un regia di livello alto. Ovviamente non stiamo dicendo che questo comportamento ha causato la corruzione ma ha sicuramente rappresentato un elemento di debolezza che chi voleva sfruttare pratiche illegali è riuscito a ribaltare a proprio favore. L'unica regola, d'altronde, era quella degli investimenti: come ci hanno confermato molti degli esperti di green economy interpellati, questo settore è nato inizialmente per ragioni prettamente speculative». 

Va detto che anche gli strumenti d'indagine a disposizione sono francamente scarsi e inefficaci e impediscono alla magistratura, che pure sa quello che accade, di arrivare con tempismo a bloccare i capitali: per appurare casi di corruzione si passa quasi esclusivamente dalla rilevazione dell'abuso d'ufficio. «A nostro avviso è anche mancato anche il sistema delle imprese: troppo spesso abbiamo parlato con aziende disposte a tutto che hanno vissuto il silenzio delle associazioni di categoria». Ma cosa ci attende all'orizzonte? «Il primo e più urgente problema è la sottrazione di fondi: la Corte dei conti segnala che la gran parte di quelli destinati alle energie nella regioni della convergenza non è ancora stata allocata. La corsa per accaparrarseli deve essere monitorata. Bisogna anche fare in modo che questi fondi rimangano in Italia, cioè siano impiegati per opere realmente utili alle comunità del nostro Paese». In caso contrario si va incontro a un continuum di reati a cascata. Caso esemplare è quello della bonifica dei siti: sono stati documentati casi in cui la criminalità organizzata prima fa una discarica abusiva, poi la copre e partecipa, vincendola, alla gara d'appalto per la bonifica. Alla fine, immancabile, ci costruisce sopra l'impianto di energie rinnovabili. Su uno stesso sito, in pratica, guadagna tre volte

Alberto Picci
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