Servizio civile, 40 anni per la pace

Il servizio civile grande occasione per educare i cittadini all'impegno contro la violenza e tutte le guerre.

Dall'obiezione di coscienza alla coscienza dell'obiezione

27/01/2013
monsignor Giovanni Giudici, presidente di Pax Christi
monsignor Giovanni Giudici, presidente di Pax Christi

Fare memoria per guardare al futuro. Il convegno organizzato dalla Commisione Cei per i problemi sociali e il lavoro, da Caritas italiana e da Pax Christi sui 40 anni dalla legge che ha consentito l'obiezione di coscienza al servizio militare in Italia (Legge 772/72) ha voluto ricordare «il contributo dei cattolici italiani nell’impegno per il riconoscimento del diritto all’obiezione al militare e nell’organizzazione del servizio civile quale occasione di educazione dei giovani alla pace e alla solidarietà».

Un contributo importante, ha spiegato introducendo i lavori Diego Cipriani, fino al 2008 direttore generale dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile e oggi responsabile dell’Ufficio promozione umana della Caritas. «Un contributo che è servito soprattutto a far maturare una cultura. Oggi è arrivato il momento di chiederci se c’è ancora quella carica ideologica che stava dietro all’obiezione. Una scelta che non significava soltanto dire un no all’uso personale delle armi, ma che rifiutava un intero sistema fondato sulla violenza. Quel "no" alle armi portava dietro anche un "sì" al servizio civile come tentativo di ricostruire legami, di perseguire la giustizia, di far sviluppare il Paese. Dobbiamo chiederci se oggi questo spirito può ancora ispirare l’agire di tanti ragazzi e ragazze». Nell’auditorium della Domus Mariae, a Roma, tanti volti storici, da don Renato Sacco a don Gianni Novelli, ma anche tanti giovani, maschi e femmine, interessati al tema. Soprattutto a loro si rivolge monsignor Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e presidente di Pax Christi: «La strada della nonviolenza vale per tutti, non sono richiesti doti o titoli, piuttosto la mitezza che dice la volontà di impegnare come Gesù la propria libertà per la comunione di tutti».

Con il venir meno della leva obbligatoria, conclude il vescovo, «è cambiata anche la forma dell'obiezione, da no al sevizio militare, oggi si tratta di insegnare come nella concretezza delle scelte personali si crea un ambiente di pace, che riguarda le scelte politiche, economiche, sociali. Lo stesso servizio civile deve fornire stili di vita nuovi, contro la nonviolenza, che riscopra anche i valori della convivenza».

Annachiara Valle
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