Ritorno, un nuovo inizio per i migranti

In tempi di crisi economica globale, il ritorno volontario assistito dei migranti nei Paesi d'origine, in condizioni sicure, è una delle possibili opzioni del processo migratorio

L'Italia non è un Paese per rifugiati

26/03/2013

Da pochi giorni è stato pubblicato il rapporto dell'UNHCR (Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite) intitolato "Asylum Levels and Trends in Industrialized Countries 2012". Il rapporto indica che in Italia si è verificato un dimezzamento delle domande d'asilo nel 2012 rispetto all'anno precedente (15.700 contro 37 mila nel 2011).

È pur vero che nel 2011 le richieste d'asilo erano aumentate a dismisura a causa dell'emergenza libica: i profughi, non solo libici ma provenienti da tanti Paesi dell'Africa subsahariana, erano stati "indotti" a fare la richiesta perché si è scelto con 20 mesi di ritardo di concedere loro la protezione temporanea o umanitaria come gruppo: perciò sono stati inseriti nella lista dei richiedenti asilo, facendone aumentare le percentuali.

Negli ultimi 10 anni il numero di richieste d'asilo in Italia si è attestato su circa 10 mila richieste annue. Nonostante alcuni partiti politici abbiano scientemente cavalcato l'onda della demonizzazione e abbiano fatto leva sulle paure irrazionali della popolazione italiana, si tratta di numeri di gran lunga inferiori ad altri Paesi europei.

Basti pensare a Francia (55 mila nel 2012), Gran Bretagna (27 mila), Germania (65 mila), ma anche Svezia (44 mila) e Svizzera (26 mila). Nella loro freddezza, questi numeri dovrebbero indurre a pensare che l'Italia non è considerato un Paese di destinazione dalla stragrande maggioranza dei richiedenti asilo, nonostante la posizione geografica.

I motivi sono facilmente intuibili, in primo luogo la scarsità qualitativa e quantitiva dell'accoglienza, oltre alle poche prospettive di integrazione. Verrebbe da pensare che in Italia si sia attuata una deliberata politica per disincentivare gli arrivi dei rifugiati.

Ecco perché, in una siffatta situazione, il Ritorno volontario assistito acquisisce un'ulteriore importanza come stumento di sostegno ai migranti: non uno strumento per la gestione politica del fenomeno migratorio, tanto meno uno strumento contrario alla politica di accoglienza e integrazione. Significa invece offrire una possibilità e una risposta efficace a necessità individuali che, per tutte le ragioni qui analizzate, non hanno potuto trovare compimento nel nostro Paese.

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.reterirva.it

Francesco Rosati
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