30/04/2012
Non è un caso che il terremoto finanziario
mondiale del 2008 abbia dato il via a una fioritura di proposte d’investimento
socialmente responsabili. Negli Stati Uniti, Paese epicentro della crisi, i
capitali investiti in questo modo sono triplicati negli ultimi tre anni,
passando da 200 a 600 milioni di dollari. L’effetto è stato forte anche in
Europa, dove, secondo l’analisi della società di ricerca Vigeo, solo nel 2008 - l’anno nero, quello del fallimento di Lehman Brothers -
sono nati 100 nuovi fondi d’investimento etici; nei due anni successivi,
altri 342. Nel 2010 erano 879, il
doppio del 2007. Poi si sono stabilizzati e oggi se ne contano 886. In testa
alla classifica ci sono il Belgio e la Francia, con 460 fondi, oltre la metà
del totale.
In Italia la finanza etica è nata in ritardo e ha un’incidenza
ancora molto limitata. Inoltre, non ha seguito il resto del mondo nella
crescita degli ultimi anni. I fondi comuni italiani censiti da Vigeo sono solo
15. In compenso abbiamo la Banca Etica, specializzata nel finanziare attività
di alto valore sociale, e la sua
controllata Etica Sgr, che propone
solo fondi socialmente responsabili. Inoltre, c’è un’ampia scelta di
fondi esteri commercializzati nel nostro Paese. Assogestioni, l’associazione
delle società di gestione del risparmio italiane, ha contato complessivamente
40 prodotti disponibili sul mercato italiano. A seconda della propensione al
rischio, si può investire in titoli di stato, che rendono meno ma sono (quasi)
sicuri, obbligazioni, o azioni, che danno maggiori possibilità di guadagno ma
anche un più alto rischio di perdere il capitale. Anche le aziende socialmente
responsabili, infatti, possono “andare
in rosso”. In ogni caso, dietro le società di gestione ci sono sempre importanti banche:
attualmente in Italia, oltre a Banca Etica, abbiamo Intesa San Paolo (Eurizon Capital), Unicredit (Pioneer
Investments), Banco Popolare (Aletti Gestielle), Banche di Credito Cooperativo (Aureo Gestioni) e Banca
Sella (Sella Gestioni). Questo garantisce la serietà e professionalità degli
operatori.
Ida Cappiello