Cooperazione: un imperativo etico

Un bilancio del Forum, l'appuntamento promosso a Milano dal Governo per rilanciare questo strumento di solidarietà tra i popoli in tempi di crisi economica e politica.

Passione, intelligenza e concretezza: far del bene può far bene all'economia

03/10/2012
Il ministro Andrea Riccardi. Foto Ansa.
Il ministro Andrea Riccardi. Foto Ansa.

Con l’intervento conclusivo del ministro per la Cooperazione e l’Integrazione Andrea Riccardi martedì 2 ottobre si è chiuso il Forum della cooperazione internazionale che per un paio di giorni ha attirato l’attenzione della città di Milano che lo ha ospitato e dell’intero Paese. Media, istituzioni, autorità nazionali ed internazionali si sono finalmente concentrati su quella che resta una delle materie residuali e delle politiche “cenerentola” dell’Italia, troppo spesso sacrificata sull’altare dei tagli della spesa pubblica e delle diverse spending review che, con nomi diversi, hanno falciato le risorse pubbliche allocate agli aiuti ai Paesi poveri negli ultimi decenni.

Con loro tutti gli operatori, ringraziati dal Presidente della Repubblica Napolitano nel suo video messaggio di apertura come “coloro che operano sul campo, in silenzio e lontano dai riflettori, spesso al prezzo di rilevanti sacrifici personali”, molti dei quali presenti al Forum, e tantissimi altri che hanno idealmente partecipato ai lavori continuando il loro servizio di solidarietà al fianco dei poveri della terra nei Paesi dei Sud del mondo.

Le parole conclusive di Riccardi confermano gli obiettivi posti alla base dei lavori milanesi e fanno eco a quanto ancora affermato dal Presidente Napolitano quando ha scandito come “la cooperazione è sempre stata un imperativo etico di solidarietà, ma oggi, nel XXI secolo della globalizzazione e dell’interdipendenza, è anche un critico investimento strategico nelle relazioni internazionali del Paese e per la tutela e la promozione degli interessi dell’Italia nel mondo …. è politica estera nel senso più nobile e più elevato della parola … è giusto quindi riportare la cooperazione tra le priorità della politica nazionale..:”anche per offrire “larghi spazi alle generazioni più giovani alle quali ha aperto e apre nuovi orizzonti”.  

Un filo conduttore ha legato la grande maggioranza degli interventi ascoltati: molti hanno sottolineato come la cooperazione non può essere un’attività fine a se stessa, ma piuttosto un’azione da svolgere dentro un quadro di riferimento ideale, nel massimo del rigore e nell’interesse del nostro Paese perché, come riconosciuto da autorevoli relatori, senza cooperazione un Paese non cresce e non è civile. “Solidarietà e interesse sono due binari che camminano insieme”, ha detto Riccardi, “passione, intelligenza e concretezza” gli ingredienti da lui evocati per una buona cooperazione.


Distribuzione degli aiuti umanitari in Somalia. Foto: Getty images.
Distribuzione degli aiuti umanitari in Somalia. Foto: Getty images.

Imperativo etico, quindi, e al tempo stesso via maestra per garantire il benessere nostro e di tutti gli altri. A condizione che siano messe a disposizione delle istituzioni competenti e delle migliaia di esperienze di società civile impegnate nella solidarietà internazionale le risorse sufficienti per riallineare l’Italia agli standard della comunità dei donatori e dare gambe alle tante idee ancora emerse nel corso del Forum. Si può pensare a questa come alla prima necessità in ordine temporale, senza scuse, né false giustificazioni. Non regge, infatti - è stato osservato -  imputare alla crisi imperante l’impossibilità del Governo di stanziare fondi alla cooperazione. Qualcuno ha voluto ricordarlo al viceministro Grilli, anch’egli intervenuto al Forum, portando ad esempio altri Paesi europei che pur in tempo di crisi hanno alcuni aumentato, altri mantenuto e altri ancora ridotto in misura inferiore gli stanziamenti destinati alla cooperazione allo sviluppo; o citando la Vicepresidente Emma Bonino che ha evidenziato come il disimpegno economico dell’Italia origina e non si interrompe fin dalla fine degli anni ’80 quando le casse dello Stato godevano di ben altra salute.

E’ per questi motivi, tra altri, che fatico a condividere gli ammiccamenti di alcuni rappresentanti delle Ong verso simili teorie giustificatorie sostenute alla luce della pari importanza tra quantità e qualità degli interventi. Ovvio che come si opera e quali politiche si attuano sono elementi fondamentali per una azione efficace; evidente che anche su questo terreno occorra continuamente vigilare e migliorare. Del resto proprio per questo obiettivo il ministro Riccardi ha voluto un percorso partecipato e articolato per preparare adeguatamente il Forum di questi giorni.

Ma discutere senza che il Governo inverta  con decisione questa annosa tendenza, corre il forte rischio di cedere alla retorica. Per questo sono condivisibili appieno le parole di Riccardi quando ha tuonato “io non mollo” e annunciato di voler  riconvocare gli Stati generali della cooperazione “fra due anni, magari in una città del Sud” dove verificare il mantenimento impegni assunti al Forum. A partire da quelli enunciati da Grilli circa il progressivo riallineamento degli stanziamenti, iniziando con un aumento degli stanziamenti del 10% con la prossima Legge di Stabilità per il 2013 e proseguendo con quelli assunti da Riccardi per rafforzare il volontariato di servizio civile e stabilizzare il “5 per mille”. Nel frattempo, benvenute le proposte conclusive del Ministro per la Cooperazione e l’Integrazione di voler continuare “in modo virtuale” il Forum “nutrendo uno spazio di dibattito”  e di utilizzare il Tavolo interistituzionale recentemente istituito dallo stesso Riccardi come una “consulta permanente”. Il silenzio sulla cooperazione è stato rotto, ha chiosato Riccardi, e l’Italia non è insensibile ai temi e ai problemi dei poveri della Terra. La speranza che lo sia anche chi nei prossimi mesi dovrà tradurre in pratica idee e propositi raccolti.

Sergio Marelli, presidente
Comitato italiano sovranità alimentare

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Postato da Libero Leo il 03/10/2012 18:08

Comprendo bene il grande desiderio del ministro Andrea Riccardi di fare del bene ai “poveri della Terra” con occhi rivolti soprattutto all’estero. Ma in questo momento egli mi fa sovvenire due immagini che mi fanno molto riflettere. La prima è quella di una delle tante persone anziane ultraottantenni che vivono sole e di stenti. Fortunatamente quella a cui mi riferisco ha una casa di proprietà ottenuta con una vita sobria, di duro lavoro e di grandi economie. Mi ha incontrato e mi ha detto: E’ vero che a dicembre devo pagare l’IMU? Dopo la mia risposta affermativa ha eclamato: ma non è un diritto acquisito, come è un diritto acquisito la pensione? Conosco una persona che dopo pochi anni di lavoro ha ottenuto una pensione (si riferiva alle pensioni baby) e con quella ha una vita agiata facendo anche qualche lavoretto in nero. Perché non diminuiscono la sua pensione? Non ho saputo rispondere. Non le ho detto che una parte dei soldi che pagherà probabilmente la daranno ai “poveri della Terra”. Mi avrebbe fulminato col suo sguardo vivo e penetrante. Chissà se l’on. Riccardi saprebbe dare una adeguata risposta a questa signora anziana ed alle sempre più numerose persone italiane che si trovano e si troveranno nella stessa sua situazione. L’altra immagine che mi è venuta in mente è quella della nave Italia che a partire dagli anni 70-80 ha incominciato ad imbarcare acqua con l’aumento vertiginoso del debito pubblico. A partire dagli anni 90 si cerca di tamponare le falle, altrimenti la nave affonderebbe. Ora i motori girano al massimo per pompare via l’acqua e fare tornare a galleggiare normalmente la nave. Nonostante questa situazione drammatica, ci sono persone che, forse in buona fede perché non si rendono conto della drammaticità della situazione, chiedono di indirizzare una parte della potenza dei motori al bene dei “poveri della terra” e dicono anche che “fare del bene può far bene all’economia”, senza precisare a quale economia si riferiscono. Certamente favoriscono l’affondamento della nave.

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