29/12/2011
Il manifesto del Cobnvegno nazionale organizzato a Brescia da Pax Christi: «Disarmo vuol dire futuro. Per un’economia di giustizia e di pace» (fonte: www. paxchristi.it).
Tre giorni di incontri, dalla sera del 29 alla mattina del 31 dicembre, per prepararsi alla 44ª Marcia nazionale della pace. Così Pax Christi attende il nuovo anno. Il tema scelto, che viene introdotto da monsignor Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e presidente dell'organizzazione, ha direttamente a che fare con la città di Brescia che quest'anno ospita sia la marcia che il convegno: «Disarmo vuol dire futuro. Per un’economia di giustizia e di pace». La patria di Paolo VI, infatti, è anche la provincia nella quale si produce il maggior numero di armi nel nostro Paese. La riflessione a tutto campo analizza anche la possibilità di riconversione delle industrie belliche e l'intreccio tra commercio delle armi e investimenti delle banche.
Il manifesto della quarantaquattresima Marcia nazionale per la pace (fonte: www.diocesi.brescia.it)
Al termine i partecipanti sono invitati a radunarsi per la Marcia che
comincia con un momento ecumenico presieduto da monsignor Giancarlo
Bregantini, vescovo di Campobasso e presidente della Commissione Cei per
i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. Il percorso
prevede alcune tappe significative tra le quali la deposizione di fiori
in piazza Loggia in ricordo dei morti della strage del 28 maggio 1974 e
il passaggio al carcere di Canton Mombello. Alle 22.30 la Messa presieduta dal vescovo della città, monsignor Luciano Monari.
Il tema della marcia riprende quello del messaggio per la giornata
mondiale della pace che Benedetto XVI ha voluto dedicare a "Educare i
giovani alla giustizia e alla pace".
La Marcia, promossa, oltre che dalla Cei e da Pax Christi, anche
dalla Caritas italiana e dalla diocesi di Brescia, si conclude con un
momento conviviale nei locali dell'oratorio di Santi Nazaro e Celso,
una delle parrocchie centrali della diocesi. Lo scambio degli auguri è
sotto il segno dell'amicizia e della sobrietà e il ricavato di ciò che
si sarebbe speso per il cenone va in opere di beneficienza.
Annachiara Valle
A cura di Alberto Chiara