05/11/2012
Il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola in visita ai militari italiani impegnati nella missione ISAF in Afghanistan, a Herat (Ansa).
Il Presidente della Repubblica ha auspicato ieri una rapida conclusione dell'iter parlamentare della legge delega per la riorganizzazione delle Forze Armate. È vero: non possiamo più permetterci di tenere in piedi un apparato così anacronistico e costoso. Le Forze armate vanno riformate, ma il testo che i senatori voteranno oggi non è il solo possibile. Le modifiche introdotte nei giorni scorsi dalla Commissione Difesa sono importanti ma non bastano. Ripristinano il controllo del Parlamento sugli arsenali e impediscono ai generali di trasformarsi in mercanti d’armi ma non toccano la sostanza.
Il progetto di “riforma” elaborato dall’Ammiraglio Giampaolo Di Paola e mai controfirmato dal Presidente del Consiglio Monti e dagli altri ministri coinvolti non fissa alcun obiettivo di riduzione delle spese militari mentre si continua a tagliare senza troppi problemi ogni altra cosa. Di Paola taglia sul personale e si prepara a spendere ancora di più sulle armi caricando sul bilancio dello Stato i costi dei militari che saranno pensionati o trasferiti. Ma in questo modo non si aumenta la spesa pubblica?
Resta l’odiosa norma che costringerà i comuni alluvionati o colpiti da qualche altra catastrofe naturale a pagare il conto dell’intervento delle forze armate. Resta anche la possibilità per il ministero della Difesa di gestire le “dismissioni” del personale in esubero aumentando il precariato e la pressione psicologica su chi resta. Mancano invece i criteri che dovrebbero guidare una riforma coerente e motivata da un’aggiornata analisi geopolitica delle minacce, del ruolo che vuole svolgere il nostro paese e dalle missioni da realizzare. E mancano i criteri che dovrebbero comportare una vera riqualificazione della spesa, una maggiore trasparenza nei rapporti con l’industria militare e la cancellazione degli sprechi e dei privilegi di cui ancora godono le alte gerarchie.
Di fatto questa legge delega non prevede alcuna seria riforma ma solo qualche taglio alla struttura e al personale necessario per salvaguardare, in tempo di crisi, i piani di acquisto di nuove armi avviati dall’attuale ministro della difesa quando ricopriva le cariche di Segretario generale e Capo di Stato maggiore della Difesa.
Continueremo così a buttare venti miliardi all’anno senza aumentare di un solo grado la nostra sicurezza. Per fare un paese più sicuro abbiamo bisogno di quei soldi per costruire nuovi posti di lavoro per i giovani, per la loro formazione, per la lotta alle mafie, alla criminalità organizzata e alla corruzione, per una politica di pace, di dialogo e di cooperazione, per la difesa dell’ambiente, del territorio e del patrimonio culturale. Ha ragione Napolitano: la riforma si deve fare e subito. Ma non in questo modo.
Cari Senatori, pensateci bene. Non date al governo che verrà una delega al buio. Questa riforma è troppo importante per essere lasciata nelle mani di non si sa chi. Modificate quel testo e gettate le basi per una riforma giusta e doverosa.
Flavio Lotti, Coordinatore nazionale della Tavola della pace