15/04/2010
La cooperazione italiana allo sviluppo in Sudan (foto di Nino Leto).
Le Organizzazioni non governative (Ong) italiane gridano allo scandalo. Di fronte alla nuova impietosa analisi dell’Ocse sullo scarsissimo contributo italiano per la cooperazione allo sviluppo, si moltiplicano gli appelli del mondo del volontariato internazionale per chiedere al Governo un'autentica inversione di rotta, dopo quasi vent’anni di trascuratezza da parte degli esecutivi che si sono succeduti a Palazzo Chigi.
Dura, ad esempio, la posizione presa da Link 2007, un consorzio di Ong che raggruppa dieci fra le maggiori realtà italiane del volontariato internazionale. In un documento inviato in questi giorni ai parlamentari, Link 2007 analizza i “mali” che affliggono la nostra cooperazione. “Nella politica e nell’azione di governo", rileva il documento, "sembra esserci ormai una costante apatia, con qualche picco di interesse quando il tema è funzionale alla visibilità internazionale o al particolare momento politico, ma con una generale indifferenza rispetto allo stato di salute della struttura operativa, alle necessità per poterne assicurare l’efficienza, al grado di efficacia e valenza politica delle azioni di cooperazione. La stessa amministrazione degli Esteri sembra non coglierne più l’importanza e l’interesse per il nostro Paese”.
Link 2007 denuncia non solo l’”endemica mancanza di fondi”, ma anche la mancata riforma della legge sulla cooperazione e la debolezza strutturale dello strumento-principe del nostro aiuto allo sviluppo: la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo che – come scrivono le Ong – è ormai “abbandonata a se stessa” e ridotta a operare con meno della metà degli esperti e del personale previsto dalla legge. Non solo. Viene anche criticata la “confusione istituzionale” e la mancanza di coordinamento: all’azione del ministero degli Esteri si affianca e talvolta si sovrappone la cooperazione decentrata degli Enti locali, mentre “la Protezione Civile si è vista subappaltare de facto la risposta alle emergenze internazionali”. Il risultato? Lo sintetizza il presidente del consorzio, Arturo Alberti: “È seriamente a rischio la stessa credibilità del nostro Paese” di fronte ai partner internazionali.
Anche la Gcap, la Coalizione italiana contro la povertà sostenuta da oltre 10 milioni di cittadini italiani e da 70 realtà della società civile, chiede risposte urgenti alla crisi della cooperazione: ha lanciato una raccolta di firme, che si svolgerà attraverso l’invio di cartoline elettroniche, indirizzata al Presidente del Consiglio Berlusconi e a quello di turno del Consiglio Europeo Josè Luis Rodriguez Zapatero, perché l’Italia e l’Europa rispettino gli impegni presi in vista degli Obiettivi del Millennio per la riduzione della povertà.
Luciano Scalettari