Rifugiati, sopravvissuti ai nostri tempi

Il 20 giugno ricorre la Giornata mondiale del rifugiato, un'occasione per riflettere sul sistema dell'accoglienza in Italia e nel mondo: come funziona e come invece dovrebbe funzionare

Per una vera integrazione

20/06/2013

Christopher Hein, direttore del CIR - Consiglio italiano per i rifugiati, non usa mezzi termini: in Italia stiamo assistendo a una sistematica violazione della normativa e dei diritti previsti dalla legge per i richiedenti asilo, i rifugiati e le persone titolari di protezione sussidiaria o umanitaria.

"Quanto sta succedendo in Italia è una gravissima violazione dei loro diritti d'accoglienza" dice Hein. "La legge italiana è chiara: prevede che ogni richiedente asilo che arriva in Italia senza adeguati mezzi di sostentamento ha diritto a forme materiali di accoglienza sin dal momento in cui presenta domanda di protezione. È molto grave che persone che hanno diritti riconosciuti passino mesi per la strada".

"Il sistema italiano di accoglienza è al collasso" prosegue il direttore del CIR. "Non ha più posto per inserire richiedenti asilo e sono molti anche i rifugiati che si trovano esclusi. Ma questa non è una colpa dei richiedenti asilo e non devono pagare loro le responsabilità di un sistema d'asilo insufficiente. Se poi non ci sono posti d'accoglienza, che le Prefetture riconoscano loro, come previsto dalle legge, il contributo economico".

Il CIR - Consiglio italiano per i rifugiati invita le istituzioni italiane a garantire che la fase dell'accoglienza sia riconosciuta come parte integrante del percorso di integrazione, a partire dal giorno di arrivo o di presentazione della domanda. Il sistema SPRAR, inoltre, dovrà necessariamente essere potenziato in termini di capacità recettiva, cosa che permetterebbe di rispettare o quanto meno di avvicinarsi al termine di 35 giorni di permanenza nei Centri governativi, nella certezza del passaggio al circuito SPRAR.

Il diritto all'accoglienza, infine, dovrebbe essere garantito per un periodo minimo di un anno dal riconoscimento della protezione, periodo durante il quale i rifugiati dovrebbero aver accesso a un programma di integrazione lavorativa, alloggiativa, sociale e culturale. Solo così i rifugiati vedrebbero il pieno riconoscimento dei propri diritti e di loro non ci si ricorderebbe più solo il 20 giugno.

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.cir-onlus.org

Francesco Rosati
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