I diritti violati dei rifugiati

10 anni dopo il "Regolamento Dublino" che identifica lo Stato competente per una domanda d'asilo, il sistema continua a fallire nei confronti sia dei rifugiati sia degli Stati membri

L'esperienza del CIR con i "casi Dublino" ai posti di confine italiani

22/02/2013

Il Consiglio italiano per i rifugiati ha partecipato e promosso attivamente un progetto con altre cinque organizzazioni non governative – tedesche, greche, ungheresi, spagnole e svedesi – e quattro unità adibite ai "casi Dublino" per monitorare l'applicazione del Regolamento Dublino sui rispettivi suoli nazionali e stendere un rapporto esaustivo, che mettesse in luce punti di debolezza e distorsioni comuni del sistema a livello europeo.

Dal rapporto del CIR emerge che una caratteristica distinitiva delle procedure ai più importanti posti di frontiera italiani è la presenza di Ong che garantiscono informazioni e servizi verso gli eventuali richiedenti asilo.

Infatti, in base all'Articolo 11 Comma 6 della Legge 286/98 sull'immigrazione (modificata dalla Legge 189/02), il CIR ha svolto dal 2001 al 2008 servizi di frontiera come rappresentante delle locali Prefetture agli aeroporti internazionali di Fiumicino e Malpensa e ai porti di Ancona, Bari, Brindisi, Trapani e Venezia. La Legge stabilisce che beneficiari di questi servizi siano chi intenda formulare una domanda d'asilo e cittadini stranieri che intendano restare in Italia per più di 3 mesi.

Per gli immigrati soggetti al Sistema Dublino, è emerso durante la ricerca che la mancanza di adeguata informazione sia uno dei principali e più seri problemi: i richiedenti asilo spesso sono apparsi ignari di che cosa stesse loro capitando, di quali fossero i loro diritti o quale la procedura da seguire.

La questione dell'informazione si è dimostrata problematica per quanto riguarda gli Stati stessi, ossia è parso chiaro che i Paesi non tengono nella dovuta considerazione lo stato di vulnerabilità in cui versano i richiedenti asilo, la loro situazione familiare e la loro storia personale. Tutto ciò si è riverberato negativamente in particolar modo sull'applicazione della sovranità e delle clausole umanitarie. 

Infine, appare evidente l'enorme mancanza di scambio d'informazioni tra Stati membri diversi. In molti casi l'interesse dei richiedenti asilo è ignorato completamente non per volontà del Paese responsabile, ma perché importanti informazioni non sono né raccolte né inoltrate.

Minori non accompagnati, donne vittima di violenza o persone vittime di tortura costituiscono le casistiche principali verso le quali l'assistenza alle frontiere è considerata prioritaria. Il Decreto del 2 maggio 2001 siglato dal ministero degli Interni stabilisce infatti che assistenza e asilo per cittadini stranieri che chiedono protezione sono i principali obiettivi da perseguire ai posti di frontiera.

In questo senso l'attività del CIR e delle altre organizzazioni si è rivelata fondamentale, garantendo assistenza legale e sociale, presenza di interpreti, ricerca di un alloggio, contatti con le autorità locali, produzione e distribuzione di materiale informativo specificamente indirizzato, tanto ai richiedenti asilo, "Dublinesi" compresi, quanto alla Polizia di frontiera. Nei casi specifici che rientrano nel Sistema Dublino, l'assistenza è stata più spesso a carattere sociale, senza comunque tralasciare gli aspetti procedurali.

L'Italia è un Paese che riceve anziché trasferire i richiedenti asilo: basti pensare che nel 2009 ci sono stati 47 trasferimenti portati a termine verso altri Stati membri, a fronte di 2658 trasferimenti da altri Paesi verso l'Italia. I problemi incontrati nei casi di trasferimento verso l'Italia suggeriscono che è essenziale, per le "Unità Dublino" presenti ai posti di frontiera, verificare le condizioni di salute fisica e psicologica prima del trasferimento, onde fornire adeguate informazioni al Paese ricevente. A questo proposito il rapporto del CIR sottolinea nuovamente la necessità di un corretto e tempestivo scambio di informazioni tra i vari servizi di frontiera, con particolare riguardo alle "Unità Dublino".

In tal senso, sebbene siano previste comunicazioni ufficiali riguardanti l'arrivo di "Dublinesi" negli aeroporti italiani, la ricerca del CIR ha evidenziato casi di mancate comunicazioni preventive alle autorità italiane da parte degli altri Stati, provocando problemi di ordine pratico alla frontiera italiana, come verificatosi per esempio con l'arrivo di un "Dublinese" sulla sedia a rotelle.

Ancor più grave, il rapporto CIR chiarisce che talvolta alcuni Stati membri si sono dimostrati inclini a fornire informazioni solo parziali sulle reali condizioni di salute delle persone da trasferire, per evitare che siano rifiutate e non prese a carico dalle autorità italiane. Il CIR in questi casi ha denunciato la scorretta applicazione del Protocollo alle competenti "Unità Dublino".

Francesco Rosati
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