17/04/2013
Dottor Antonelli, ci sono le grandi catastrofi, le grandi tragedie, quelle
che richiamano l’attenzione della stampa internazionale e poi invece ci sono
drammi che si compiono ogni giorno, magari lontano dai riflettori: uno di
questi è la mortalità materna, soprattutto nei Paesi e nelle aree del mondo più
disagiate. Perché si può parlare di vera e propria emergenza?
«La mortalità materna è un’emergenza che si consuma lontano
dai riflettori, ma costituisce un vera e propria catastrofe umanitaria,
soprattutto in alcuni paesi dell’Africa e dell’Asia del Sud. Si calcola che
ogni giorno circa 800 madri perdano la vita durante la gravidanza o nel dare al
mondo i propri figli. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2010,
circa 300.000 madri sono morte nel corso del parto o subito dopo. L’impatto è
pesantissimo anche sui figli, perché circa 2,6 milioni di neonati nascono morti
ogni anno e 3 milioni muoiono dopo il parto. La mortalità materna è sì
devastante per il suo costo umano e sanitario, ma lo è anche per le condizioni
economiche delle comunità: la Banca Mondiale stima che, in virtù del contributo
delle donne al prodotto interno, circa 15 miliardi di dollari ogni anno vengano
persi a causa della mortalità materna. E stiamo parlando di Paesi a risorse
limitate dove, quindi, queste cifre hanno un impatto ancora maggiore. È una
vera e propria piaga che va gestita dalla comunità internazionale, ciascuno
facendo la propria parte».
I numeri di questa tragedia che lei ricordava sono
impressionanti, però nel mondo ci sono tante emergenze che colpiscono le
popolazioni più povere e svantaggiate: perché MSD ha scelto di concentrarsi
proprio su questa?
«MSD si è sempre distinta con una serie di progetti di
responsabilità sociale in grado di fare la differenza. Il nostro primo progetto
significativo è stato il Mectizan Donation Program, una pietra miliare in questo tipo
di iniziative, che, nei suoi 26 anni di vita, attraverso una partnership
pubblico-privato è quasi riuscita ad eradicare la cecità fluviale. Nel solco di
questa tradizione abbiamo deciso di avviare MSD for Mothers, un progetto molto
ambizioso, che ha l’obiettivo di contribuire a ridurre il tasso di mortalità
materna del 75% entro il 2015, in accordo con il Quinto Obiettivo del Millennio
sancito dalle Nazioni Unite. Abbiamo deciso di intervenire in alcuni Paesi
dell’Africa e dell’Asia del Sud con un investimento di 500 milioni di dollari
in 10 anni che, attraverso la collaborazione con rilevanti organismi
internazionali e una serie di partnership pubblico-privato, contribuirà a
migliorare la qualità degli interventi terapeutici, l’accesso alle cure,
l’educazione sanitaria. Puntiamo a ridurre in maniera importante la mortalità
materna mettendo a disposizione le migliori soluzioni possibili e le terapie
più innovative, ritagliate però sulle necessità specifiche di Paesi che versano
in condizioni disagiate».
L’impegno economico è sicuramente importante, ma una
grande azienda come MSD può fornire anche altro, insieme alle risorse
economiche: le sue competenze, la propria esperienza: che cosa porta MSD in
questo progetto oltre al rilevantissimo investimento?
«È importante sottolineare che non si tratta di aiuti a
pioggia: quello che mettiamo sul tavolo, al di là dei 500 milioni di dollari, è
tutto ciò che ha a che vedere con le nostre conoscenze scientifiche e
commerciali, messe qui a fattor comune con i vari organismi locali da noi
identificati, in modo tale che le soluzioni terapeutiche più innovative siano messe
a disposizione di un numero quanto più elevato di donne e quindi di mamme».
In Italia, nell’ambito di questo progetto, MSD ha deciso
di sostenere il Programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio: perché questa
scelta?
«La nostra partnership con la Comunità di Sant’Egidio è di
lunga data e ne siamo sempre stati molto soddisfatti: MSD Italia è stata la
prima azienda farmaceutica a sostenere il Programma DREAM (Drug Resources
Enhancement against AIDS and Malnutrition). L’idea alla base del Programma DREAM, cioè di
affrontare la lotta all’infezione da HIV-AIDS portando gli standard di cura dei
Paesi ad alto indice di sviluppo anche in Paesi a risorse limitate, ci è
sembrata da subito vincente ed in linea con i principi ispiratori che guidano
le nostre azioni di responsabilità sociale. Oltre ad erogare un proprio
contributo, ormai più di 13 anni fa, MSD Italia si è fatta promotrice
dell’iniziativa presso Farmindustria, assicurandone l’adesione al programma.
Questo rispecchia il nostro modo di operare attraverso la creazione di
partnership pubblico-privato.
Su questa amicizia consolidata abbiamo deciso di costruire
qualcosa in più: con MSD for Mothers, abbiamo stanziato, sia come casa madre
che come consociata italiana, un contributo di 1,3 milioni di dollari a
sostegno di un programma triennale in Mozambico.
Puntiamo ad integrare l’assistenza al parto, alla maternità
e ai servizi neonatali all’interno della cornice della lotta all’HIV che è il
punto di forza del Programma DREAM. Si tratta di interventi a breve e a medio
termine, come i test per l’HIV, la costruzione di laboratori di biologia
molecolare, la formazione di personale sanitario medico e paramedico e una
serie di altre iniziative.
Gli sforzi si concentreranno su 11 Centri sanitari del
Paese e si pongono l’obiettivo di formare almeno 300 addetti tra medici e
personale sanitario soprattutto per prevenire la trasmissione materno-fetale
del virus da HIV, tra le principali cause di mortalità materna e infantile nel
Paese».
Alberto Picci