03/04/2011
«La novità in Germania? Che le esperienze nel volontariato stanno
diventando spendibili per i giovani nell’affrontare il mercato del lavoro. Una
importante catena di grandi magazzini della mia città ha mandato un gruppo di
giovani dipendenti a fare "apprendistato" in associazioni di volontariato. E’ un segnale importante»,
afferma
Gisela Lucke, tedesca, rappresentante della BBE, la “Rete
federale di impegno civile”, e dal
2005 membro del consiglio direttivo del Cev, il Centro europeo del volontariato
che, con i suoi 88 membri, opera per sostenere
e promuovere il volontariato in tutto il Vecchio Continente.
Lo Stato tedesco
considera l’impegno civico (Burgerschaftliches Engagement) un requisito essenziale
per la coesione della società. Già nel 1999 il Parlamento tedesco avviò una
Commissione di studio sul futuro delle attività civiche allo scopo di
rafforzare la presenza del volontariato.
Le “Vereine” (organizzazioni registrate)
sono la forma più diffusa di società di volontariato: si calcola che circa il
50 per cento della popolazione tedesca superiore ai 15 anni appartenga ad almeno una di
queste organizzazioni che superano il mezzo milione di unità. Molti sono anche
i cosiddetti “gruppi di mutuo-aiuto”: tra i 70 e i centomila nel Paese.
Una
delle tendenze di queste realtà, registrate peraltro anche in altri Paesi
europei, è una maggiore ‘mobilità’ dei volontari tedeschi: non si dedica più
servizio nella stessa associazione per tutta le vita, ma si basa il proprio
impegno più su progetti definiti, in modo più spontaneo e aperto
all’autodeterminazione. E’ quanto
emerge, tra l’altro, dallo studio elaborato dal “Centro per lo sviluppo per
la società civile” (ZZE) di Friburgo, per il report “Il volontariato in Europa”
prodotto dalla Spes (Centro di Servizio per il volontariato del Lazio), di prossima pubblicazione.
La relazione del fenomeno in Germani a
sottolinea come negli ultimi anni i governi tedeschi abbiano puntato molto
sulle cosiddette “politiche dell’impegno”.
Nuove forme di volontariato sono
nate di recente: “alcuni già noti e dotati di visibilità sono l’Anno di
volontariato sociale, l’Anno di volontariato
ecologico, e l’Anno di volontariato nel campo della cultura”, osserva il
rapporto: “Nel 2009 circa 38 mila giovani hanno partecipato a queste
iniziative, in Germania o all’estero. In aggiunta due anni fa è stato lanciato
il Servizio dei volontari per lo sviluppo e nel 2008 oltre 2.200 giovani hanno
sperimentato quest’anno di volontariato all’estero”.
Minor attenzione istituzionale è data, invece, sempre secondo
lo studio, al volontariato ‘informale’ d’assistenza alle persone e alle
famiglie. La questione del compenso economico dei volontari, infine, è oggetto,
oggi, di grande dibattito in Germania: riguardo ai servizi volontari, dov’è
possibile tracciare una linea di confine tra il rimborso delle spese e una
retribuzione vera e propria? Può dirsi ancora attività gratuita un impegno
anche solo in parte retribuito?
A cura di Alberto Laggia