28/09/2012
Oliviero Forti, responsabile ufficio immigrazione Caritas Italiana
Nella vicenda dei migranti dalla Libia, Caritas Italiana prende una posizione netta circa le politiche messe in campo dal Governo, con particolare riferimento allo status giuridico delle 30.000 persone giunte in Italia dalle coste libiche.
Una presa di posizione che mette in luce come, a seguito di quelle scelte adottate nella primavera del 2011, oggi ci sono in Italia quasi diciottomila persone, di cui tremila integrate con il sistema di accoglienza Caritas, che vivono, nella maggior parte dei casi, in condizioni di grande precarieta' determinata soprattutto dall'incertezza del loro futuro. Oliviero Forti - responsabile ufficio immigrazione Caritas Italiana - sottolinea come Caritas, Servizio centrale, Arci e tutte le associazioni del terzo settore hanno sempre chiesto che per i migranti provenienti dalla Libia fosse necessario fornire un permesso temporaneo come già sperimentato per i tunisini giunti fino ad aprile 2011.
Questa soluzione avrebbe permesso di fare uscire la maggior parte di queste persone dagli alberghi dove attualmente si trovano e di favorire una politica di integrazione attraverso l’accesso al mercato del lavoro oltre che al sistema dei servizi locali.
Se nell’aprile 2011, fin dai primi arrivi dalla Libia, si fosse scelta la strada del permesso di soggiorno umanitario per tutti coloro che non rientravano nelle condizioni di ottenere una protezione inernazionale, si sarebbero avuti degli indubbi vantaggi sia per le persone accolte che per lo stato italiano che in questo modo avrebbe risparmiato molto denaro pubblico.
Ci troviamo ancora in una situazione di totale incertezza con circa il 60% per cento delle domande di asilo che vengono respinte dalle Commissioni territoriali che si occupano della richieste e migliaia di migranti che rischiano dal 1 gennaio 2013 di non avere piu' alcuna assistenza ne' la definizione del proprio status giuridico.
"Basti pensare" – sottolinea Forti – "come il sistema di accoglienza per i migranti provenienti dal nord Africa sia costato oltre un milione di euro al giorno con una spesa, fino ad oggi, di circa un miliardo di euro. Una cifra enorme e un meccanismo che ancora non da certezze circa la sua capacita' di copertura economica fino alla fine dell’anno".
Solo le Caritas diocesane hanno anticipato in questi mesi oltre 15 milioni di euro per servizi di assistenza già erogati. "Abbiamo cercato di far fronte a questa situazione" – spiega Forti - "anche grazie ad un intervento straordinario della CEI, ma le somme sono troppo alte per sopportare ulteriori ritardi nello svincolo dei fondì. Oggi la gestione operativa è diventata per molte realtà del terzo settore insostenibile dal punto di vista finanziario".
Lo stanziamento di 500 milioni nella cosiddetta "spending review" ha restituito speranza alle centinaia di realta' che si sono messe a disposizione e che ora attendono segnali concreti prima della fine dell'anno quando il sistema di accoglienza dovra' cessare.
Il Governo ha anche tentato di favorire la politica dei ritorni volontari ovvero di fornire un contributo ai migranti per agevolare un rientro nel proprio paese. In realtà su quasi 3000 casi contattati dalle Caritas diocesane solo poche persone hanno detto di voler valutare l’ipotesi di un possibile ritorno.
A tutte le altre non interessava sia perché la cifra messa a disposizione era bassa sia perche' comunque hanno intenzione di portare avanti il loro progetto migratorio, soprattutto dopo i rischi corsi per raggiungere l'Italia.
"Siria e Medio Oriente" – conclude Forti – "rappresentano due nuove frontiere di possibili migrazioni verso l’Italia. Se non ci sarà la capacità di programmare in anticipo quei flussi con una lettura politica costante di quello che avviene in quei paesi ci troveremo ancora una volta a gestire una situazione di emergenza semplicemente perché non siamo riusciti ad operare con lungimiranza".
Andrea Ferrari