Il cuore di Brescia in Burundi

La provenienza dalla stessa provincia della Diocesi con volontari e sacerdoti Fidei Donum e di diverse Ong ha facilitato un progetto di cooperazione nel segno delle donne

Non dire no

15/11/2012

Quando si parla di approccio integrato si fa esattamente riferimento a questa modalità di intervento: emblematico la situazione che ha visto protagonista la "Casa della donna". Alla ristrutturazione e all'adeguamento dei locali della struttura così da poter svolgere attività di formazione ed educazione socio-sanitaria, è seguito l'avviamento di un progetto di monitoraggio delle violazioni dei diritti delle donne, completato da accompagnamento giuridico, psicologico e medico per tutte le vittime di violenza sessuale e violazione dei diritti fondamentali. Ma non solo, all'interno della "Casa della donna" si svolgono attività di educazione alla pace e ai diritti umani attraverso la formazione di animatrici chiamate a loro volta a tenere i corsi e diffondere tale cultura sul territorio: non va dimenticato che il Burundi, raggiungendo il culmine negli anni Novanta, è stato teatro insieme con il Ruanda di un genocidio che ha contato almeno 800mila morti. Oltre ai già citati corsi di alfabetizzazione e prevenzione, sono state anche erogate indennità di studio per 500 bambine indigenti del ciclo inferiore e 40 del ciclo superiore. D'altronde, fare rete significa anche e soprattutto questo: fondere le competenze per offrire una panorama di servizi più ampio e articolato così come successo anche negli altri ambiti di intervento come l'area housing sociale e conservazione ambientale e quella di sicurezza alimentare ed empowerment economico.

A. è una volontaria che ha toccato con mano i progressi e superato le difficoltà  all'interno del progetto "Promozione donna" presso la Diocesi di Muyinga, nel nord est del Paese. Quando descrive la sua esperienza sembra avere timore di volersi prendere meriti che è convinta non le debbano essere in alcun modo attribuiti. La sua unica e incrollabile aspirazione è l'interesse delle donne con cui ha collaborato gomito a gomito, il suo racconto è una sorta di ringraziamento a partire dal vescovo monsignor Joachim Ntahodereye con il quale «nel 2009 abbiamo iniziato 5 classi di alfabetizzazione per le donne in diverse parti delle province di Muyinga, Kirundo e in piccola parte anche di Karusi». A distanza di tre anni ne parla con un entusiasmo che lei stessa è la prima a riconoscere pari a quello del primo giorno: e poco importa se il finanziamento prevedeva il sostegno a 210 donne e oggi ce ne sono 504. «Nessuno di noi ha il fegato si chiudere la porta in faccia alle donne "in eccedenza": e poi sappiamo per esperienza pregressa che qualcuna la perderemo per strada, pressata dalle necessità economiche o da altre difficoltà familiari».

Alberto Picci
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