15/11/2012
Anche la storia di Ahishakiye Reverien prende forma, ancora
una volta, attraverso le parole di A.: «Si tratta di un seminarista della
Diocesi di Muyinga… un uomo di maturità e sensibilità fuori dall’ordinario. Pur
provato da una grave forma di rotazione della spina dorsale, in seguito ad una
tubercolosi ossea (Morbo di Pot) è una figura ricca di spirito e di
un’intelligenza brillante ed eclettica. Reverien ci ha aiutato nella delicata e
determinante fase iniziale di ideazione del progetto, di organizzazione delle
classi e di strutturazione delle cooperative. Il suo impegno attuale verte
soprattutto nell’accompagnamento degli/delle studenti/esse batwa (190 alle
secondarie e 4
all’Università, 1000 alle primarie) e degli/delle
studenti/esse orfani/e (100 tra primarie e secondarie). Durante le vacanze,
grazie al permesso che mons. Ntahondereye gli accorda, collabora con l’equipe
per le periodiche analisi che organizziamo rispetto ai risultati, alle
difficoltà e alla realizzazione delle attività. Questo accompagnamento
costante, che va al di là della mera giustificazione di attività e spese, ci
permette di re-orientare le attività programmate e definire piani d’azione
affinché le beneficiare ne traggano i benefici maggiori e si contribuisca a un
obiettivo di interesse più ampio».
Già, ma A.? Lei si occupa del coordinamento e della gestione economica dell'intero pacchetto: un momento determinante per il funzionamento del progetto che la volontaria si affretta invece a catalogare come poco influente. In allegato, la sua versione dei fatti attraverso le risposte scritte di suo pugno alle dieci domande che le abbiamo inviato tramite mail.
Alberto Picci