Niger, il senso di Marta per i Tuareg

La storia di Marta Cometti, 30 anni, svizzera di Mendrisio (Canton Ticino), che ha trovato una nuova vita in Africa: disegna gioielli e aiuta un'intera comunità di circa dieci famiglie.

«Sono stata ospitata e nutrita, trattata come una figlia o una sorella»

11/03/2013

Marta, com'è nato il tuo interesse per il Continente Nero e in particolare per la comunità Tuareg a cui hai dedicato l’associazione Tigrenbawen?

   «Il mio interesse per il Continente Nero è innato, quello per la comunità Tuareg è invece scaturito da un lungo soggiorno trascorso fra la sua gente. L’associazione Tigrenbawen è nata dalla volontà di ricambiare la generosità di una piccola comunità. Come si fa a restare a braccia incrociate davanti alla richiesta di aiutare i propri figli ad avere un futuro migliore permettendogli di avere accesso all’istruzione scolastica di base? Mi sono quasi sentita in obbligo di cercare di aiutarli, dopo che ero stata ospitata e nutrita durante una decina di giorni, trattata come una figlia o una sorella da persone inizialmente sconosciute che si sono private delle loro cose e del loro cibo per farmi sentire bene e a casa. Ora la comunità di Tigrenbawen possiede un’aula, un dormitorio, una cucina, un pozzo. Vi sono attualmente 52 alunni tra i 7 e gli 11 anni, un insegnante, un cuoco, un responsabile della scuola. Durante i nove mesi scolastici i bambini ricevono tre pasti al giorno».


Scrittura e fotografia, sono entrambi aspetti fondamentali dei tuoi viaggi....
   «La fotografia è una passione che si accende soprattutto quando viaggio perché stimolata da situazioni, incontri, forme, colori nuovi cui il mio occhio non è abituato. Se rimango a lungo in un luogo e finisco col conoscerlo troppo bene, l’apparecchio fotografico può restare anche lunghi mesi a prendere polvere. Mentre, invece, scrivere “Innafrica” è stato semplicissimo, forse perché non avevo mai avuto intenzione di farlo. Nel 2010 ho trascorso oltre dieci mesi viaggiando via terra in Africa. Nel bagaglio avevo solo un punto di partenza, il Burkina Faso, e una meta, la foresta equatoriale della Repubblica Democratica del Congo. In mezzo, molto tempo per esplorare il mondo esterno e per viaggiare dentro il mio animo. Taccuino alla mano ho scarabocchiato, a volte in modo quasi indecifrabile, pensieri e fatti del mio viaggio. La maggior parte delle volte ho scritto viaggiando, e intendo letteralmente: stipata in un minibus, in sella ad una moto, camminando nella foresta, in groppa ad un dromedario. Ho scritto anche di notte, al buio, sperando di non sovrascrivere una pagina già vissuta, perché i pensieri non hanno orari. Non ho scritto per paura di dimenticare ma per raccontare l'esperienza alla famiglia e agli amici rimasti a casa con tanti punti interrogativi: «Dove sarà adesso? Cosa starà facendo? Come starà?».


La crisi economica e la corruzione, influiscono sulla disponibilità dei singoli nel donare offerte?
   «La crisi economica certamente influisce, ma l’essere una piccola associazione è un punto di forza. Si sa che spesso nelle grandi organizzazioni una parte, a volte cospicua, delle donazioni finisce per alimentare l’aspetto burocratico e amministrativo delle stesse. In una piccola associazione, basata sul volontariato, le spese amministrative non esistono e ogni centesimo donato viene effettivamente utilizzato per lo scopo prefissato. Nel mio caso il ricavato delle donazioni serve interamente per l’acquisto di materiale scolastico, di cibo, di medicinali, per pagare i salari dell’insegnante e del cuoco, e per la costruzione stessa degli edifici scolastici. Un altro punto a favore è il non essere un’associazione anonima: nel senso che la maggior parte delle persone che sostengono il progetto mi conoscono personalmente e questo fa sì che siano più facilmente bendisposte a donare i loro soldi, spesso mi sento dire: “Così sappiamo davvero dove vanno a finire”. Questo sistema basato sulla conoscenza e il contatto diretto, ha però un raggio d’azione piuttosto limitato, il che implica un maggior impegno nel cercare di far conoscere gli obiettivi dell’associazione e allargare così il bacino per la raccolta fondi. Perciò, lettore, se desideri saperne di più e sostenere il nostro progetto, visita il nostro sito www.associazionetigrenbawen.ch».


Che cosa ti sta insegnando quest’esperienza?
   «Ad avere fiducia in se stessi e buttarsi! E se va male? Ci si rialza per cercare un’altra soluzione e raggiungere i propri obiettivi. Ma per evitare che la mia cocciutaggine mi porti nei guai, sempre, sempre, mi rivolgo a Dio chiedendogli di guidarmi e assistermi lungo il mio cammino».

Romina Rosolia
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