Kinshasa: forse non avremo un Papa nero, però....

21/02/2013
Il cardinale Monsengwo, arcivescovo di Kinshasa (Ansa).
Il cardinale Monsengwo, arcivescovo di Kinshasa (Ansa).

Da Kinshasa (Repubblica democratica del Congo) - La notizia delle dimissioni di Papa Benedetto ha parecchio scosso i cattolici congolesi. Legati per cultura al riferimento all'anziano della tribù, quale portatore di una tradizione inalterabile, pensare a un "capo" che viene meno al suo ruolo ha dato loro fatto molto su cui riflettere. Ovvio che un pensiero più pacato ha in seguito permesso di cogliere il senso umano e evangelico del gesto del Papa.

Fare pronostici sul prossimo successore di Pietro non appassiona eccessivamente le parrocchie e le comunità ecclesiali di base. Il ritmo delle attività scorre intenso in questo Anno della fede: catechesi, incontri, celebrazioni, in un ambiente dove gli spostamenti e le attività non sono certo aiutati dalle infrastrutture, non c’è molto spazio per immaginare questo o quell'altro cardinale prendere la guida della Chiesa universale. Ma ciò non significa disinteresse, tutt'altro.

Tutti i cattolici guardano a Roma come centro di unità che qualifica il cammino delle proprie comunità, a differenza della dispersione che caratterizza tante sette o altri centri di culto di ispirazione cristiana. Qui in Africa, come altrove e forse più che altrove, si sente l'esigenza di un pastore che - come Benedetto - aiuti la Chiesa a crescere in una fede salda nelle sue radici, attenta agli ultimi e aperta ai cambiamenti che l'evoluzione veloce del progresso richiede. Ci sono stati grandi vescovi africani, uno fra tutti il cardinal Albert Malula, che nel passato hanno aiutato l'Africa a inculturare il messaggio evangelico nello stile di vita e nella liturgia. Ancora oggi personalità eminenti come il cardinale Laurent Monsengwo, arcivescovo di Kinshasa, mettono a rischio la propria incolumità per predicare la giustizia e la pace.

Forse non sarà ancora l'ora per un papa "nero", ma sicuramente è tempo per ascoltare con grande attenzione una Chiesa viva e feconda, giovane e piena di risorse. Il clero e i religiosi africani hanno ormai esperienza e preparazione per continuare l’opera dei missionari e diventare essi stessi nuovi evangelizzatori nei paesi dove la carenza di vocazioni mette a repentaglio l’esistenza delle comunità. Dall’Africa guardiamo al Conclave come a un’esperienza dello Spirito che rigenererà tutta la Chiesa, permettendo anche qui di superare quei problemi legati al suo aspetto di compromissione con il “troppo umano” che limitano un annuncio veramente credibile. L’animo fortemente religioso degli africani saprà cogliere la giusta ispirazione da questo evento. 

Roberto Ponti
(l'autore è un sacerdote paolino
che opera nella Repubblica democratica del Congo)

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