«L'ultimo Papa africano fu Gelasio I, quinto secolo. Chissà»

21/02/2013
Il viaggio apostolico di papa benedetto XVI in Benin, nel novembre 2011. Foto Reuters.
Il viaggio apostolico di papa benedetto XVI in Benin, nel novembre 2011. Foto Reuters.

Padre Godfrey Msumange, giovane Missionario della Consolata, viene dalla diocesi di Iringa in Tanzania. Figlio della Chiesa africana, che molto ha ricevuto dai missionari, dal 2000 è – a sua volta - missionario in Italia. Attualmente vive e lavora a Torino. «Fra qualche settimana la Chiesa vivrà una delle rare esperienze che possono capitare nella storia, dovuta alle dimissioni di Benedetto XVI: avremo un “ex Papa” e il nuovo Papa», esordisce padre Godfrey.

Il sacerdote africano, però, non ci sta a giocare al toto-Papa: «Da dove verrà il futuro pontefice? Tanti se lo chiedono - ribatte - ma questo è lavoro per lo Spirito Santo ed è per questo che alla Chiesa viene chiesto di pregare». Poi, incalzato sulla possibilità che il nuovo successore di Pietro possa venire dal continente africano, risponde: «È vero che il cattolicesimo in Africa sta crescendo in modo esponenziale. Più del 50 % dei cattolici nel mondo vengono dall’America Latina e dall’Africa. Ben venga, dunque, se il Papa venisse dall’ Africa. Così avremo il quarto papa Africano (dopo Gelasio I, il cui pontificato durò dal 492 al 496) nella storia di cristianesimo. Ma questa è logica umana, quella dello Spirito Santo non segue le statistiche».

Quali attese manifesta, a suo giudizio, la Chiesa africana nei confronti del Papa che verrà? «La Chiesa cattolica è la Chiesa di tutti, con tutte le sue diversità di lingue, nazioni, colori... Mi aspetto quindi che il nuovo Papa abbia uno sguardo a 360 gradi, per affrontare tutte le diverse realtà presenti nella Chiesa, aprire le finestre sul mondo e, sempre di più, passare da una visione eurocentrica a quella policentrica. L’Occidente ha certo il suo impatto nel mondo, ma non per questo ne è il centro».

Continua padre Godfrey: «Dopo il buon lavoro fatto dal Papa uscente, penso che il nuovo Papa potrà continuare a mettere in atto lo Spirito del Concilio Vaticano II. Mi attendo che il Pontefice che sarà eletto sia una voce profetica, “padre e madre” misericordioso, coraggioso ma fermo anche su alcuni punti dottrinali, in un mondo in continuo cambiamento. Un Papa, una Chiesa a servizio del popolo di Dio che partecipa alle gioie e sofferenze dell’Africa d’oggi».

L’Africa è spesso associata a eventi negativi: guerre, carestie… Eppure dalla Chiesa d’Africa – pensiamo ai due Sinodi continentali del 1994 e del 2009 – sono venuti anche segni di luce... «Ad un continente che ha visto e vissuto tanti segni di speranza, serve comunque continuare ad essere faro dove ci sono le tenebre. Spero che il nuovo Papa continuerà a mettersi in ascolto e in comunione con gli organismi ecclesiali e laici del continente.  Per lunghi anni l’Africa ha sofferto e continua a soffrire senza ragione: la povertà, i nuovi meccanismi di schiavitù moderni, lo sfruttamento delle persone e le materie prime, le violenze sono all’ordine del giorno. Pochi, fuori e dentro il continente, si arricchiscono a scapito della vita dei deboli, degli innocenti. Il secondo Sinodo ha dato dei segnali importanti, ma non basta solo denunciare. È importante andare oltre. L’attuale Papa ha parlato tanto di verità e trasparenza; credo che serva questa medesima chiarezza. Occorrono profezia e coraggio».

Gerolamo Fazzini

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