Padre Kizito: «La Chiesa d’Africa attende il via»

21/02/2013
Padre Renato Kizito Sesana (Foto Francesco Cavalli).
Padre Renato Kizito Sesana (Foto Francesco Cavalli).

«Questa Chiesa ha una grande ricchezza. Un laicato generoso, magari non pienamente formato, ma con enorme disponibilità a servire la chiesa e i fratelli». Padre Renato Kizito Sesana, da molti anni missionario a Lusaka e poi a Nairobi, sta parlando della Chiesa africana, quella che considera ormai la “sua” chiesa.

«Benedetto XVI», aggiunge, «ebbe un’espressione quanto mai felice quando la descrisse come il “polmone spirituale dell’umanità”. «Un potenziale, quello dei cristiani d’Africa, certamente non sfruttato al massimo, perché la spinta che aveva portato al primo Sinodo del 1994 si è poi fermata. La Chiesa africana negli ultimi 15 anni ha segnato il passo».

– Perché, padre Kizito?


«Per diverse ragioni, una delle quali è che – questo va detto – l’azione di papa Benedetto XVI è stata molto eurocentrica. Ma anche prima del suo pontificato: diciamo che, nel momento in cui il dibattito ricco ed effervescente è arrivato al suo culmine, col Sinodo del 1994, anziché decollare gli è stata messa la sordina.

– Un esempio?

«La questione dell’inculturazione, ossia la modalità con cui l’Africa incarna il messaggio evangelico, è un processo rimasto ancora tutto da realizzare. Se n’era discusso molto negli anni ‘70 e ‘80. Mentre la Chiesa latinoamerica parlava di Teologia della liberazione, quella africana parlava di inculturazione. Ad esempio, prima del 1994 si era arrivati all’approvazione del rito liturgico zairese per l’Eucarestia. Non ce ne sono stati altri, né per altre aree culturali e linguistiche, né per gli altri sacramenti. Un altro esempio è il lavoro pastorale delle piccole comunità cristiane, che doveva servire a rendere la chiesa vicina alla gente: a partire dai primi anni ’90 è stato dimenticato. Quel cammino si è bloccato, ora c’è bisogno di riprenderlo».

– Si è fermato per cause interne o esterne?

L'altare di una Chiesa cattolica di Addis Abeba, in Etiopia (Foto L. Scalettari).
L'altare di una Chiesa cattolica di Addis Abeba, in Etiopia (Foto L. Scalettari).

«La responsabilità non è della Chiesa africana. Se ci domandiamo perché, la risposta non è molto bella. Si è scelto negli ultimi decenni di porre alla guida delle diocesi più dei buoni amministratori che dei grandi pastori. Forse per non correre rischi. Il risultato è che oggi sembrano mancare i grandi vescovi, come pure i grandi teologi che avevano caratterizzato la “primavera” del cristianesimo africano degli anni ’70. Forse solo Peter Turkson può essere paragonato a quelle figure di allora: dei veri punti di riferimento che non ci sono più».

– Come può essere stato letto il gesto delle dimissioni del Papa nel Continente nero?

«Credo sia un segno importante, anzi un vero dono fatto alla Chiesa alla fine del suo pontificato: dopo essersi posto di fronte a Dio e alla sua coscienza, ha deciso di rompere una tradizione secolare con un gesto di libertà e che apre alla novità. Le parole di Benedetto XVI pronunciate in questi giorni “sulle divisioni che talvolta deturpano il volto della Chiesa” sono un messaggio forte anche a quella parte del clero africano troppo attento alla “carriera”, che ha portato molti a “stare buoni” in attesa di una promozione. Paolo VI, nel 1969, sollecità l’Africa ad avere “un cristianesimo africano”, a far penetrare fin nel più profondo della vita e della cultura il messaggio evangelico. Ecco, oggi c’è bisogno di chi sappia liberare le sue enormi energie».

– Alcuni vescovi hanno detto esplicitamente che forse è ora di guardare fuori dall’Europa per il prossimo Pontefice. Un africano?

«Questa è una Chiesa che fa fatica, nell’attuale momento storico. È inutile il ritornello del papa africano. Temo che, se oggi esprimesse un papa, sarebbe comunque ben poco africano».

Luciano Scalettari

Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati