Acli: l'ora dell'austerità è finita

30/04/2013
Il presidente delle Acli Gianni Bottalico.
Il presidente delle Acli Gianni Bottalico.

"Il lavoro deve tornare a essere forza di nuova democrazia". Sono chiare le parole di Gianni Bottalico, presidente delle Acli, alla vigilia del primo maggio."Il mondo del lavoro”, continua il presidente, “va inteso come alleanza dell’economia reale, non solo tra lavoratori e imprese, come dice Confindustria, ma anche tra famiglie, mondo sempre più diffuso dell’economia sociale e settore pubblico. Questi cinque soggetti devono essere il perno di una rinascita democratica capace di contrastare lo strapotere della finanza speculativa e un’idea di mercato priva di regole".


Come uscire dall'emergenza? 

“Occorre superare la fase della politica di austerità che soffoca l'economia. L'Europa deve cambiare rotta. L'obiettivo del risanamento dei conti pubblici, come si è visto nell'ultimo anno con il governo dei tecnici, se non tiene conto delle esigenze delle famiglie e delle imprese, finisce per innescare una spirale recessiva che pregiudica ed allontana nel tempo il raggiungimento dei medesimi obiettivi contabili. Per uscire da questa fase recessiva è necessaria una politica che punti  sulla crescita, mettendo in campo a questo fine tutte le risorse necessarie”.


Qual è l'agenda delle priorità in tema lavoro che le Acli suggeriscono al nuovo governo?

“Del ventaglio di proposte che abbiamo inviato a Letta ne cito due: accelerare e rendere  strutturale il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, detassare il lavoro. Ma in una fase in cui milioni di persone sono senza lavoro e chi ancora conserva un'occupazione è stritolato da carichi sempre crescenti di lavoro, noi vorremmo che si ritornasse a parlare di come lavorare meno per poter lavorare tutti”.


Grillo scommette sul fallimento dell'Italia in autunno. I vostri dati cosa dicono?

 “I dati a nostra disposizione, come quelli delle dichiarazioni dei redditi ai Caf Acli, testimoniano da tempo un processo di impoverimento dei ceti intermedi che finisce per avere una ripercussione negativa sulla domanda interna, sui consumi. Tuttavia se la politica, in Italia come in Europa, saprà riprendere le redini, regolando in modo stringente la finanza speculativa, impedendole di assumere rischi che non può coprire, senza scaricare le perdite sulla collettività com'è successo sinora, allora credo che si riuscirà ad uscire dalla spirale perversa dell'indebitamento. Bisogna disinnescare il “pilota automatico” nell'economia e nel commercio mondiale, perché non reggiamo la concorrenza asiatica, ed allora nessuno fallirà”.

 

Come difendere il lavoro e i diritti conquistati finora in un tempo di crisi?

“Se vogliamo difendere il lavoro in Italia e l'impianto su cui si regge il modello europeo di libertà politica ed economica, istituzioni democratiche e stato sociale, dobbiamo rilanciare con decisione il tema di un lavoro dignitoso e decente in ogni parte del mondo”.


Annachiara Valle

a cura di Francesco Anfossi e Paolo Perazzolo
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