Max Gazzè: una tradizione che vale come augurio

30/04/2013
Un sorprendente Max Gazzè nello scatto di Barbara Oizmud.
Un sorprendente Max Gazzè nello scatto di Barbara Oizmud.

Re dei passaggi radiofonici di questo periodo con il brano sanremese Sotto casa, Max Gazzè non mancherà sul palco del concertone del 1° maggio a Roma, dove era stato più volte già negli scorsi anni. “Come musicista, partecipo con piacere a questa tradizione, mi piace viverla con lo spirito della festa del lavoro e dei lavoratori”, spiega. “Il clima è di festa, io non festeggerei mai in uno spirito che non fosse questo”.

Anche in un momento nel quale il lavoro manca?
“Ci sono stati altri momenti nei quali il lavoro è mancato, e io certo spero che possa mancare sempre meno. Però lo spirito è quello propositivo, di speranza. Festeggiare il lavoro potrebbe essere anche un modo per augurarsi di trovarlo, il lavoro. Purtroppo la disoccupazione è un problema sociale, che riguarda condizioni economiche e situazioni sociologiche, però la festa del lavoro e dei lavoratori dovrebbe rimanere in qualche modo integra”.

Lei sul palco dirà qualcosa?
“Per me è importante usare il palco per suonarci, non per lanciare proclami politici. Se devo comunicare il mio pensiero (che riguardi la politica, la società, la filosofia o altro), lo faccio in altri ambiti. Sul palco suono, canto le canzoni, veicolo messaggi attraverso la musica. Il 1° maggio canterò un brano che si intitola La favola di Adamo ed Eva, che è una canzone a sfondo sociale e che rimane attuale nonostante che sia stata scritta nel 1998, soprattutto sul tema del rapporto tra lavoro ed economia: lì me la prendo col mercato dei cambi, me la prendo col fatto che dobbiamo pagare tre volte un litro di benzina. Mi sembra un ottimo modo per lanciare un messaggio usando il palco del 1° maggio”.

Cosa pensa dell’esclusione di Fabri Fibra dal concerto?

“Al di là delle motivazioni che ci sono state, penso che Fabri Fibra in passato abbia cantato certi temi cercando di raccontare come in una fotografia, di rispecchiare delle storie. Lo fa secondo uno stile, un modo di descrivere la realtà che appartiene spesso alla musica rap, la quale del resto nasce dalle strade, dai sobborghi e narra aspetti sociali anche crudi. Sono rimasto basito dalla scelta di escludere un artista del quale si era già annunciata la partecipazione. Secondo me, è stata più grave la censura verso Fabri Fibra che non quello che lui ha scritto”.

Rosanna Biffi

a cura di Francesco Anfossi e Paolo Perazzolo
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