30/04/2013
Elio porta al concertone del primo maggio la sua canzone provocatoria.
«Ma
che politica, che cultura! Sono solo canzonette!». Eh no, caro Edoardo
Bennato. Il concerto del 1° maggio da piazza San Giovanni a Roma,
volgarmente noto come "Il Concertone" (non si sa se per la qualità dei
contenuti o per la durata da film cecoslovacco di fantozziana memoria) è
una cosa seria, serissima. Basta leggere il titolo dell'edizione di quest'anno: «La musica per il nuovo mondo. Spazi, radici, frontiere».
Non si capisce bene cosa voglia dire, ma si intuisce che si parla di
cose importanti, impegnative. Non viene menzionata la parola "lavoro",
che poi sarebbe il motivo per cui i sindacati lo organizzano dal 1990,
ma forse è una raffinata provocazione per farne risaltare l'assenza
nell'Italia di oggi.
Comunque sia, quest'edizione si annuncia di particolare interesse perché per la prima volta un gruppo, Elio e le Storie Tese, ha addirittura composto una canzone dedicata all'evento, Il complesso del primo maggio, permettendosi di mettersi alla berlina tutta la liturgia ultraventennale
di questo appuntamento fisso dei palinsesti televisivi. Si passa dal
cantante sconosciuto costretto a esibirsi «sotto il sole di pomeriggio
con la chitarra acustica scordata, calante che la gente che balla a
torso nudo neanche la sente», alla musica balcanica «tipo Bregovic» che
«è bella e tutto quanto ma alla lunga rompe i...» (ci siamo capiti), dal
gruppo che «valorizza il territorio» e «senza nessun motivo c'è un
percussionista ghanese che è stato ricollocato in un complesso
pugliese», alla canzone folk «tipo Van de Sfroos», dall'artista che fa
precedere la sua esibizione da un'«invettiva contro il capitalismo», con
parole scevre da ogni retorica tipo «è ora di dire basta col lavoro che
sfrutta tutti», fino ai «pesci grossi», tipo «Negramaro e Jovanotti»
che chiudono la serata dopo tanti «avannotti».
Gli aspetti interessanti sono due: il primo è che nemmeno lo sberleffo
degli Elii è riuscito a modificare la liturgia. Silenziato un possibile
disturbatore come Fabri Fibra (prima invitato e poi lasciato a casa
perché in alcune sue canzoni inneggerebbe addirittura al femminicidio,
invano il rapper ha tentato di spiegare che il punto di vista dei suoi
testi non necessariamente coincide con il suo) e incassata per questo la
definizione di "Minculpop" da parte di Jovanotti, gli organizzatori
hanno presentato il programma. Si parte alle 15 e si finisce a
mezzanotte: sette ore di diretta su Rai 3, interrotte solo dal Tg delle
19, condotte da Geppi Cucciari in cui saliranno sul palco tanti
giovani di belle speranze (alcuni dotati davvero di grande talento,
come il siciliano Colapesce) e «pesci grossi» per restare alla canzone
di Elio, (in realtà non così grossi come altre volte), come Max Gazzè,
Niccolò Fabi, Federico Zampaglione, Cristiano De André e il glorioso
Banco del Mutuo Soccorso.
La passata edizione del concertone del primo maggio.
Non mancherà il momento "colto", con
l'esecuzione dell'Inno di Mameli da parte di 100 violoncellisti
diretti da Giovanni Sollima, il momento "nostalgia" con un supergruppo
impegnato a reinterpretare classici di Battisti, Dalla, Celentano e De
Gregori, né il momento "impegnato", con la lettura da parte di una
squadra di attori (Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca e
Emanuela Grimalda) di alcuni testi sul tema del lavoro.
Ma l'aspetto davvero interessante di questo Concertone è che i
veri «pesci grossi» sono proprio loro: Elio e le Storie Tese, vittime
anch'essi della censura proprio su quel palco nel lontano 1991,
alla vigilia di Tangentopoli, quando furono interrotti dal conduttore
di allora, Vincenzo Mollica, mentre invitavano il pubblico a dire "ti
amo" a politici e faccendieri.
Rinunceranno a cantare Il complesso del
primo maggio? Certamente no. Si creerà allora lo stesso cortocircuito
che abbiamo visto all'ultimo Sanremo quando dall'Ariston con la loro
Canzone mononota in
tre minuti hanno demolito tutti i cliché sulle canzonette. Del resto,
la miglior definizione su cosa rappresenti oggi il Concertone l'ha data
il presidente della Rai Luigi Gubitosi alla presentazione dello stesso:
«Un piccolo Sanremo a Roma».
Eugenio Arcidiacono
a cura di Francesco Anfossi e Paolo Perazzolo