Lattuada (Cgil): Ma al Sud festeggiare si deve, perché…

30/04/2013
Segretario confederale della Cgil.
Segretario confederale della Cgil.

A Cosenza il 1° maggio si festeggia eccome. Perché il sud è epicentro di una crisi nella crisi. "In Italia il tema del lavoro ha perso centralità, nel Mezzogiorno e quasi uscito dal radar. Festeggiare ha senso per ricordare a tutti questo dato". Non è una difesa d’ufficio quella di Elena Lattuada, segretario confederale della Cgil, che dal centro calabrese guiderà la più importante manifestazione sindacale del Mezzogiorno. A giustificare la necessità, quasi l'obbligo della “festa”, sono le cifre. In Italia  tra il 1977 e il 2012 i disoccupati sono cresciuto da 1,4 milioni a 2,7. Ma a pagare di più è stato il Mezzogiorno: in 35 anni il tasso di disoccupazione è raddoppiato, dal 6,4% al 10,7%.


- Cifre impietose. Eppure di lavoro si parla tanto…

"Sul tema esiste una nebulosa di discorsi che nascondono una rimozione. Si vuole dimenticare che sono stati 50 mesi terribili, in cui il Paese è stato sottoposto alla più grave tensione occupazionale del dopoguerra.  Un periodo in cui l’Italia ha smarrito la consapevolezza di essere stato, almeno  fin qui, un grande Paese produttore. Siamo invece diventati una nazione di consumatori."


- Come si è arrivati a questo?

"Per diverse ragioni. Innanzitutto ha resistito troppo a lungo l'idea che il lavoro coincidesse con l'officina, con la fabbrica di novecentesca memoria. ll lavoratore era semplicemente l'operaio, maschio, unico portatore di reddito in famiglia. Un approccio da secolo scorso. La cultura operaista  ha fatto perdere di vista l'evoluzione del mondo occupazionale. Ha ritardato i nostri riflessi nel cogliere le mille sfaccettature cui il mercato occupazionale è andato incontro."

- E poi?

"C'è stato anche un disconoscimento della crisi, che è avvenuto soprattutto negli anni di Berlusconi. Non solo non si è fatto nulla per far fronte all'aumento della disoccupazione ma si è addirittura negato che questo avvenisse."


- Nel discorso del neo-premier di Enrico Letta in Parlamento ha trovato spiragli di speranza?

"Ho apprezzato l'accenno al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, unica misura utile a ridurre il dramma sociale di famiglie senza reddito. E l'estensione del reddito minimo a persone attualmente escluse da questa misura. Occorre ricreare le condizioni per scuotere il mercato, riavviare i giovani al lavoro e porre un argine alla precarietà."


- C'è chi dice che in periodi di crisi, paradossalmente, le parti sociali dialoghino i più:  imprese e sindacati sono davvero più vicini ?
"Io non sono d'accordo con chi parla di nuovo patto sociale. Credo semmai che sia comune alle imprese e ai sindacati la consapevolezza di dover davvero rimettere al centro del dibattito e delle politiche il tema del lavoro e della ristrutturazione del nostro sistema industriale. A partire da questa base , è naturale che le ricette siano diverse. Lo dico con un esempio: è giusto pagare i debiti della pubblica amministrazione alle imprese creditrici, ma occorre dando precedenza alle imprese che mantengono occupazione."


- C'è un errore che in questi 50 mesi il sindacato ha il dovere di riconoscere, a suo avviso?
"Forse la mancanza è stata soprattutto una difficoltà a dialogare con soggetti a noi tradizionalmente poco vicini. Penso ai giovani lavoratori precari, con i quali è urgente immaginare un futuro da costruire insieme. In questi mesi la Cgil ha difeso l'idea del lavoro, ma occorre farlo anche con i mondi più lontani dalla nostra tradizione."


Francesco Gaeta

a cura di Francesco Anfossi e Paolo Perazzolo
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