05/02/2013
Dipinto di Angelo da Camerino. Foto Corbis.
Sono trascorsi soltanto quattro secoli da quando, nel 1608, la devozione verso gli angeli custodi è stata ufficializzata nella liturgia della Chiesa cattolica, con l’istituzione della festa fissata da papa Clemente X per il 2 ottobre. Erano gli anni in cui venne anche definitivamente precisato il testo della preghiera più conosciuta dai bambini, condensato di una quartina con la quale iniziava il lungo poema di un monaco inglese della fine dell’XI secolo: «Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen».
Ma in realtà affonda nella notte dei tempi la consapevolezza dell’esistenza di un angelo custode posto da Dio a fianco di ogni essere umano. Sin dal libro dell’Esodo, redatto intorno al sesto secolo avanti Cristo fondandosi su precedenti tradizioni orali e scritte, troviamo infatti che Dio dice: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato» (Esodo 23,20). Pur senza mai formulare una definizione dogmatica a tale riguardo, il magistero ecclesiale ha affermato, in particolare nel concilio di Trento a metà Cinquecento, che ciascun essere umano ha un proprio angelo, come sostenuto fra gli altri da Tertulliano, Agostino, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Girolamo e Gregorio da Nissa.
Nel Catechismo della Chiesa cattolica viene affermato che «dal suo inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione» (n. 336) e si cita la significativa frase di Basilio di Cesarea: «Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita».
Molti fedeli conservano il ricordo del Catechismo di san Pio X che precisava: «Si dicono custodi gli angeli che Dio ha destinato per custodirci e guidarci nella strada della salute» (n. 170) e l’angelo custode «ci assiste con buone ispirazioni, e, col ricordarci i nostri doveri, ci guida nel cammino del bene; offre a Dio le nostre preghiere e ci ottiene le sue grazie» (n. 172).
Una delle più note raffigurazioni iconografiche è la tela di Pietro da Cortona L’angelo custode (Palazzo Barberini, Roma). Nella scheda dell’opera viene spiegato che il pittore ha immaginato lo spazio «attraversato dall’incedere fluido dell’angelo dalle vesti candide, mentre si volge teneramente verso il giovanetto che tiene per mano», mentre «in secondo piano si scorge il dettaglio dell’angelo che accompagna l’uomo nell’intero percorso della sua vita».
Saverio Gaeta