05/02/2013
Dipinto di Leonardo da Vinci. Foto dell'agenzia Scala.
Nell’intera Bibbia per 221 volte ricorre la parola «angelo» e 96 vole la parola «angeli». Per l’esattezza, nell’Antico Testamento, in 119 versetti, ci sono 122 ricorrenze del singolare «angelo», mentre in altri 12 versetti ci sono altrettante ricorrenze del plurale «angeli». Nel Nuovo Testamento, in 97 versetti, si trovano 99 ricorrenze di «angelo», mentre in altri 82 versetti ci sono 84 ricorrenze di «angeli». In ebraico l’angelo si chiamava mal’ak (che il greco tradurrà con aggelos e il latino con angelus). Originata dal cananeo laaka (inviare), questa parola designava l’ambasciatore o il corriere che il re utilizzava per far conoscere i propri desideri e ordini.
Nella Sacra Scrittura l’angelo è inviato da Dio per manifestare la sua concreta presenza nel mondo e il suo intervento nella storia umana. Addirittura, in numerosi testi il soggetto dell’azione o della parola riportata è indifferentemente Dio o l’angelo di Dio. Per esempio nella Genesi: «La [Agar] trovò l’angelo del Signore presso una sorgente d’acqua nel deserto» (16,7ss.) e «Poi il Signore apparve a lui [Abramo] alle querce di Mamre» (18,1ss.); oppure nell’Esodo: «L’angelo del Signore gli apparve [Mosè] in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto» (3,2).
Nell’Antico Testamento si evidenzia la progressiva consapevolezza del monoteismo ebraico, successivamente condivisa dal cristianesimo e dall’islamismo, riguardo all’esistenza di creature puramente spirituali e appartenenti al mondo celeste, mediatrici fra il Dio unico, trascendente e inaccessibile, e gli uomini. Il numero complessivo degli angeli non è indicato in alcun luogo della Sacra Scrittura, ma comunque viene considerato molto grande: «Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano» (Daniele 7,10).
Nel Nuovo Testamento, i brani che parlano degli angeli si possono classificare in due ambiti: il primo narra gli interventi angelici nella storia di Gesù o della Chiesa primitiva, l’altro sottolinea il posto che la credenza negli angeli riveste all’interno della fede cristiana.
In particolare, Luca parla di un angelo che rivela a Zaccaria la nascita di Giovanni (1,11-20) e dell’arcangelo Gabriele che comunica a Maria l’incarnazione di Gesù (1,26-38), per poi descrivere gli angeli che proclamano la nascita del Bambino (1,26-38). Gli angeli tornano in forze nel giorno di Pasqua per annunciare la risurrezione di Gesù (Matteo 28,1-8), e in seguito sono testimoni privilegiati dell’ascensione di Gesù al cielo (Atti 1,10).
Saverio Gaeta