Giovanni (8,1-11)
Gli scribi e i farisei gli
condussero una donna
sorpresa in adulterio, la
posero in mezzo e gli
dissero: «Maestro, questa
donna è stata sorpresa in
flagrante adulterio. Ora
Mosè, nella Legge, ci ha
comandato di lapidare
donne come questa.
Tu che ne dici?». [...] Ma
Gesù [...] disse loro: «Chi di
voi è senza peccato, getti
per primo la pietra contro
di lei». E, chinatosi
di nuovo, scriveva per
terra. Quelli, udito ciò, se
ne andarono uno per uno,
cominciando dai più
anziani. Lo lasciarono solo,
e la donna era là in mezzo.
Allora Gesù si alzò e le
disse: «Donna, dove
sono? Nessuno ti ha
condannata?». Ed ella
rispose: «Nessuno,
Signore». E Gesù disse:
«Neanch’io ti condanno;
va’ e d’ora in poi
non peccare più».
Misericordia esagerata
In questa domenica passiamo dal Vangelo
di Luca a quello di Giovanni, ma per ascoltare
ancora, e ne abbiamo tutti tanto bisogno,
un racconto sul mistero della misericordia
“esagerata” di Dio, l’unica misericordia
che, in verità, gli si addice! Protagonista è una
donna che viene spinta davanti a Gesù perché
la giudichi. Ma egli, inizialmente perplesso
(che senso ha mai quel suo gesto di fermarsi a
scrivere chissà cosa per terra, nella polvere?),
sta forse meditando come riuscire a inculcare
ancora e con maggior forza nei suoi interlocutori
che la misericordia di Dio è infinita sino
all’estremo: infatti raggiunge anche le donne,
a dispetto (anzi, proprio in ragione di questo)
del fatto che gli scribi e i farisei professavano
l’inferiorità della donna di fronte alla legge
e, quindi, di fronte a Dio.
I “duellanti” sono nientemeno che, da un
lato, i più esperti conoscitori della legge di Mosè
e, dall’altro, l’Autore stesso di questa legge!
A questo punto si fa vivissima in noi l’aspettativa
d’una autorevole e definitiva risposta: ciò
di cui dovremo convincerci è che, proprio secondo
la volontà di Dio, nessuno è lontano
da quel perdono misericordioso del Signore
già annunciato in modo incisivo la scorsa domenica.
La nostra conversione quaresimale
approda proprio qui: in questa certezza di fede
e pertanto in questo atto di speranza indubitabile
e del tutto liberante.
Proviamo però ad analizzare alcuni particolari.
Il primo, fa da sfondo a tutto il racconto, è
Gesù seduto nel tempio, nell’atteggiamento
del Maestro che parla ai suoi discepoli: oggi a
noi. Subito entra in scena la peccatrice, il suo
flagrante adulterio, l’accusa estrema verso una
donna che per la legge di Mosè è già condannata.
Non c’è via d’uscita. E Gesù lo sa.
L’evangelista Giovanni è abilissimo nel
creare un clima di attesa tormentata: a che
scena assisteremo? Ci aspettiamo una lapidazione:
questa è la pena per la donna. Forse
anticipando parte del pensiero di Gesù, ci
possiamo domandare: con chi questa donna
ha commesso adulterio? Con un uomo, è evidente!
Ma lui, lui dov’è?
Forse Gesù scrive nella polvere un’addizione
disattesa dagli accusatori. Persino la verità
matematica, per i furbi, ha le sue eccezioni e 1
più 1 può fare sempre 1: bisogna essere in
due per compiere certi peccati, ma a pagare
è sempre il più debole. Questo a Dio non va
bene! È il Vangelo!
Così, credo di aver capito
perché Gesù si astiene dal giudicare e chiede
senza paura: «Chi ha peccato con lei?». La risposta,
per una volta, è sincera e, per certi versi,
bellissima: «Tutti abbiamo peccato con lei. E,
per questo, nessuno tirerà il primo sasso».
Il finale è stupendo: la prima, tra tutti i presenti,
ad avere il perdono, è l’unica imputata...
forse agli altri bruciava l’idea che l’esito
della loro messa in scena potesse essere la
misericordia. Sì, ancora e sempre la misericordia!
E non lo accettano e se ne allontanano:
a loro discapito!
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