9 gennaio 2011 - Battesimo del Signore


Matteo (3,13-17)


In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere  battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché  conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».


Dal cielo aperto di Dio


«Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare » (Mt 3,13). Confuso tra la folla, che si recava al fiume per purificarsi, il Cristo «simile in tutto a noi, fuorché nel  peccato» (Eb 4,15), si presenta a Giovanni come uomo tra gli uomini. Un gesto di umiltà  che sconcerta il Battista: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?» (Mt 3,14). Un gesto che sconcerta chiunque si aspetta da Dio un intervento trionfalistico che  sancisca la sua grandezza sulle miserie umane e manifesti la sua presenza nel mondo  come volontà di sola potenza, vendetta di un Dio pronto a tagliare e a gettare nel fuoco,  come predicava il profeta del deserto, ogni albero che non porta frutto.

Lontano dalle  aspettative umane di ogni tempo Gesù stravolge ogni idea di un Dio padrone, pronto a  punire, e obbediente al Padre fino alla morte rivela il volto di un Dio diverso, che non usa solo la forza per imporre il suo volere: «Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in  piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata» (Is 42,2-3).

Il Figlio prediletto non disdegna di camminare al fianco dei peccatori, e perché si «adempia ogni giustizia» (Mt  3,15) si uniforma alla volontà del Padre e si lascia battezzare.
In quel gesto di umiltà Gesù dichiara di essere l’Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo, il servo di Yahveh  pronto a sacrificarsi, il Messia profetizzato da Isaia: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio  eletto di cui mi compiaccio» (Is 42,1).

Grazie a quel gesto di obbedienza, il cielo si apre  sulle nostre debolezze, sulle nostre paure, sul nostro dolore, sulle nostre attese e sulle nostre speranze. Appena battezzato la voce di Dio irrompe nel silenzio di un mondo che cerca risposte di senso, ma forse oggi, come allora, affascinati da quel cielo aperto, pochi si accorgono che Gesù, immergendosi nella stessa acqua dei peccatori, ha voluto manifestare sin dalla sua prima apparizione da adulto la sua completa solidarietà con gli uomini, con i più deboli, con chi cosciente di aver sbagliato cerca il perdono, la vicinanza di Dio. E Dio, in Gesù, è davvero vicino a chiunque lo cerca con cuore puro. «Dio non fa  preferenze di persone » (At 10,34), la salvezza è per tutti, per i giusti e i peccatori, per  quanti in Cristo troveranno la via verso il Regno.

Quel giorno sulle rive del Giordano,  appena Gesù uscì dall’acqua, Giovanni «vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui» (Mt 3,16). Ogni distanza tra il cielo e la terra, tra l’Alto e il basso, tra Dio e l’uomo era stata annullata, perché da allora a oggi, Gesù, consacrato dallo Spirito, è  presente nel mondo e attraversa la storia «beneficando e risanando tutti» (At 10,38).

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO ROMANO, curata dal cardinale Dionigi Tettamanzi. 

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