Torino: in cammino, di notte, interrogandosi sulla propria vocazione

27/04/2013
Una discoteca.
Una discoteca.

Torino, serata di un week-end come tanti. Le discoteche scaldano i motori. Tra i Murazzi del Po e il quartiere San Salvario, mille locali, più o meno di tendenza, si aprono al laico rito della movida: drink, aperitivi, musica che sembra sovrastare ogni pensiero. Ma soprattutto, giovani: tanti e di età diverse. Una marea assiepata in strada e davanti agli ingressi di birrerie e disco pub. Intanto, però, a poca distanza, dall'altra parte del fiume, c'è chi fa una scelta diversa. Ci sono fiaccole accese, silenzio, poi voci sommesse che intonano un canone: «Questa notte non è più notte davanti a Te. Il buio come luce risplende». E' la veglia vocazionale proposta dalla Diocesi di Torino. Quest'anno è strutturata in forma di route notturna, un cammino a piedi accompagnato da preghiere e testimonianze.

Torino, venerdì 19 aprile 2013. In quattro punti diversi della diocesi comincia la veglia  vocazionale. Foto di Paolo Siccardi/Sync.
Torino, venerdì 19 aprile 2013. In quattro punti diversi della diocesi comincia la veglia vocazionale. Foto di Paolo Siccardi/Sync.

Valentina Marino, torinese, 25 anni, impiegata, arriva dalla parrocchia della Divina Provvidenza di Torino. E' lì che ha iniziato il suo percorso di impegno cristiano come animatrice. Nel tempo, però, il desiderio di ampliare gli orizzonti l'ha portata a farsi coinvolgere anche a livello diocesano. Così è entrata nei Giovani Intralci, gruppo cui spetta un ruolo di primo piano nel Sinodo dei Giovani (il nome prende spunto dalla parabola evangelica della vite e dei tralci). Si è trovata bene: è contenta di un'esperienza che le ha permesso di conoscere molti giovani, confrontare esperienze e progetti. Come Valentina, tanti dei presenti hanno esperienza nel variegato mondo degli oratori. Francesca Lisa, 21 anni, studentessa al terzo anno di architettura, è venuta da San Mauro Torinese insieme alle sue tre inseparabili compagne d'avventura. «Perché siamo qui invece di essere in qualche locale a bere una birra, come tanti coetanei? In realtà non ci troviamo nulla di strano – racconta - anzi è normale, dopo 9 anni di animazione in parrocchia. Spesso partecipiamo a eventi del genere. Sono momenti preziosi di preghiera e riflessione, ma anche, più semplicemente, occasioni per una bella uscita tra amiche». Sguardo d'intesa con le altre tre ragazze, «il mio "staff"» come le chiama lei.

Torino, venerdì 19 aprile 2013: un momento della veglia vocazionale. Foto di Paolo Siccardi/Sync.
Torino, venerdì 19 aprile 2013: un momento della veglia vocazionale. Foto di Paolo Siccardi/Sync.

Per qualcuno la veglia vocazionale ha un valore particolarmente profondo. Filippo Romagnoli, 20 anni, cresciuto a Torino nella parrocchia della Crocetta («la stessa del Beato Piergiorgio Frassati») non può fare a meno di sentirsi atteso, invitato: «Se ora sono qui probabilmente è perché in passato, magari proprio durante veglie come questa, qualcuno ha pregato tanto. E forse la mia preghiera di oggi sarà d'aiuto per chi verrà domani». E' una scelta radicale, la sua. «Dopo alcune esperienze forti di Dio, vissute durante i campi estivi parrocchiali, ho deciso di provare a dargli una possibilità». Da 7 mesi Filippo vive al seminario minore di Torino, in una comunità composta da sacerdoti, suore e altri 5 ragazzi come lui. Sta frequentando l'anno propedeutico, un periodo di studio, ma soprattutto di discernimento spirituale che precede l'ingresso in seminario vero e proprio.

Stessa età, storia per certi versi simile, ma al femminile. Marisol è una giovane postulante salesiana: si sta cioè preparando per diventare suora. «Come va con Gesù?» è l'elementare, disarmante interrogativo che la accompagna fin dai primi anni della scuola superiore. «Mi sono resa conto abbastanza presto che col Signore potevo parlare, come con un amico. Ma in quel periodo avevo la testa e il cuore pieni di domande. Soprattutto aveva una gran paura. Temevo che se avessi ascoltato Gesù fino in fondo e gli avessi dato fiducia, poi sarei rimasta "fregata" per tutta la vita». Un cammino travagliato, insomma, fatto di certezze ma anche di dubbi e ostacoli, fino a «quel momento di preghiera alla Gmg di Sidney in cui ho sentito che qualcosa dentro si stava sciogliendo».

Ma naturalmente vocazione non è solo vita consacrata. Giovanni e Manuela si sono incontrati per la prima volta durante un laboratorio teatrale proposto dal gruppo Sentinelle del Mattino. Tra un mese si sposeranno, convinti che l'innamoramento sia «una "genialata" di Dio». Il loro futuro insieme lo immaginano «come un'utilitaria, magari anche un po' scassata, ma piena di voci di bambini, di caos allegro e di gioia».

Monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, alla veglia vocazionale svoltasi  venerdì 19 aprile 2013.  Foto di Paolo Siccardi/Sync.
Monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, alla veglia vocazionale svoltasi venerdì 19 aprile 2013. Foto di Paolo Siccardi/Sync.

Tante storie diverse respirano nella notte di Torino, tra fiaccole, canti e preghiere. Storie semplici, silenziose, a volte nascoste. Quando il serpentone dei pellegrini si mette in cammino, preceduto dalla grande croce del Sinodo, conta più di 200 persone. E altre 500 stanno percorrendo analoghi cammini in altri luoghi della Diocesi. Tutta gente che ha accolto l'invito dell'arcivescovo, monsignor Cesare Nosiglia, presente alla veglia. Il motto della serata è "Vivi 4x4". «La parola "vivi" ha un doppio significato – chiarisce don Luca Ramello, direttore Ufficio diocesano per la Pastorale Giovanile – E' una constatazione: siamo qui, come Chiesa viva che respira nei quattro distretti della nostra Diocesi, grazie al polmone delle vocazioni. Ma vivi è anche un imperativo, la richiesta di un impegno profondo, di una disponibilità a donarsi. Con la consapevolezza di una forza eccezionale che ci aiuta nelle salite. Una forza 4x4, quella della vocazione, appunto».

Lorenzo Montanaro

Dossier a cura di Alberto Chiara e Antonio Sanfrancesco
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