09/06/2010
Angelo Bagnasco, presidente della Cei
La Conferenza episcopale italiana ha inviato una lettera a tutti i sacerdoti che lavorano in Italia. I vescovi assicurano i sacerdoti di aver pregato per loro e di aver inviato tutti i fedeli a farlo in seguito alle “accuse generalizzate” che “hanno prodotto amarezza e dolore e gettato il sospetto su tutti”. Invece, scrivono i vescovi, “noi siamo fieri di voi”. La lettera definisce “incalcolabile” il”bene” che i sacerdoti offrono alle comunità. Poi i vescovi invitano i preti a non rassegnarsi “alle fragilità e al peccato” e ad “andare avanti” senza adagiarsi “sulle comodità”, senza essere distolti “dall’essenziale”, senza far diventare un’ abitudine l’impegno sacerdotale. Ricorda che “il Vangelo corregge le derive” e “ispira i pensieri” e la vocazione “aiuta a superare anche le tribolazioni di questo tempo”. Nella lettera c’è una parola di “incoraggiamento”, perché la vita del sacerdote non è facile, né la compagnia di Gesù “mette al sicuro dagli attacchi del maligno”, né rende i sacerdoti senza peccato, ma assicura che “il male non avrà mai l’ultima parola”, perché chi riconosce il proprio peccato “può sempre rialzarsi e riprendere il cammino”.
Ma sulla figura del sacerdote in questi giorni sono apparsi molti articoli e sono state fatte molte riflessioni. La più sorprendente è stata quella di Ettori Gotti Tedeschi presidente dello Ior, la banca del Vaticano. Ha spiegato che per risolvere la crisi economica “non sono tanto necessari buoni economisti o politici con idee e modelli innovativi”, ma “buoni preti, che insegnino il senso della vita e l’esigenza della ricerca della santità tra le cose del mondo”: “Spiegare il senso della vita e delle azioni umane sulla base del Vangelo aiuta anche a fare vera economia”. Secondo Gotti Tedeschi i sacerdoti possono aiutare a convertire “il pensiero e l’agire economico” nel senso dello “sviluppo integrale dell’uomo” e se ciò accadrà, cioè se ciò sarà “uno dei frutti dell’Anno sacerdotale, molti saranno i benefici anche economici”.
a cura di Alberto Bobbio e Stefano Stimamiglio