03/06/2010
Chiesa ortodossa saccheggiata
Pochi ricordano l’invasione turca di Cipro. Sono fatti ormai lontani, ma hanno lasciato ferite indelebili nell’isola. Le tensioni scoppiarono per opposti nazionalismi. I greci di Cipro rivendicavano l’unione con Ankara, i turchi dell’isola quella con Ankara. La comunità internazionale ha fatto fatica negli anni a districare colpe e responsabilità. Fino al 2003 è rimasto tutto immobile, dopo la pulizia etnica operati dal turchi che hanno occupato e mandato via i greci dalle loro case.
Dopo la guerra e la divisione i leader turchi hanno sistematicamente cancellato ogni memoria della presenza dei cattolici greci, distruggendo soprattutto le chiese ortodosse. Nella zona occupata ci sono solo tre chiese dedicate al culto, 78 sono state trasformate in moschee, 28 utilizzate come depositi militari, 13 come stalle, qualcuna viene usata come obitorio, altre come ambulatorio ospedaliero, alcune sono diventate discoteche.
A Famagosta, la città più grande della zona nord dell’isola, la chiesa cattolica dei cavalieri di San Giovanni, è stata trasformata in discoteca e tutti i sabati sull’altare suonano dal vivo gruppi rock. Poi ci sono 15 mila icone di cui si ignora la destinazione, forse vendute a trafficanti internazionali di opere d’arte. Nella zona nord di Cipro è avvenuto il più grande saccheggio di opere d’arte della storia recente. Gli esperti dello straordinario museo ortodosso di Nicosia, che verrà visitato anche Papa, hanno ritrovato mosaici, affreschi e icone in numerose collezioni private in tutto il mondo e hanno presentato molte denuncie all’Interpol. Anche l’Unesco ha condannato il saccheggio e ha aspramente rimproverato la Turchia.
L’Unione Europea ha stanziato 600 milioni di euro di euro per il restauro dell’immenso patrimonio artistico ortodosso della zona nord. Ma Ankara non collabora e tutto è fermo. Sono stati profanati anche molti cimiteri. Solo il monastero accanto alla tomba dell’apostolo Barnaba che con Paolo evangelizzò l’isola è intatto trasformato in museo. Si trova nella zona nord a non molti chilometri di Nicosia, ma quasi nessuno va a pregare sulla sua tomba. I turchi ciprioti accusano i greci di aver fatto la stessa cosa con le moschee nella parte greca. Ma non è vero.
Dossier a cura di Alberto Bobbio