03/06/2010
La chiesa della Santa Croce
L’unica chiesa cattolica latina di Cipro, la chiesa della Santa Croce, sui muri porta ancora i segni delle pallottole e delle schegge delle granate della battaglia di 36 anni fa quando i militari turchi con l’ “Operazione Attila” invasero la parte nord dell’isola. Accanto alla Chiesa, che dipende dalla Custodia di Terra Santa, c’è un piccolo convento francescano dove un appartamento è riservato alla nunziatura apostolica. Il nunzio, monsignor Antonio Franco, è lo stesso accreditato anche in Israele e presso l’Autorità Palestinese.
La chiesa ha l’abside nella zona turca e la navata nella “Terra di nessuno” controllata dai caschi blu. E il muro di visione corre perfino dentro la chiesa. Mai un Papa in tutti i viaggi internazionali aveva abitato in un' ambasciata vaticana posta in un territorio che non è di alcuno Stato, ma è sottoposto al controllo internazionale delle Nazioni Uniti. E saranno i soldati delle missione Onu a fornire la sicurezza attorno all’ambasciata vaticana.
Quando il Papa si affaccerà alla finestra potrà vedere il muro di divisione, il filo spinato, i cavalli di frisia, i fusti di cemento che chiudono Victoria Street la via dove si trova la chiesa cattolica. E potrà vedere passare oltre il muro i camion dell’esercito turco, unici autorizzati a percorrere una strada ridosso del muro per entrare e uscire da una loro caserma. La zona delle nunziatura è inchiodata alla memoria tragica del conflitto. Si vedono le torrette di guardia dei caschi blu costruite accanto alle mura veneziane, le case crivellate dalla pallottole e distrutte dalla granate.
I turchi bombardarono Nicosia con gli aerei. Appena oltre la linea verde in territorio turco cipriota si possono vedere i resti del convento e della chiesa armena distrutta dalle bombe. Negli ultimi anni i colloqui di pace, mediati dalle Nazioni unite, tra i leader turco-ciprioti e greco-ciprioti hanno permesso l’apertura di alcuni check point lungo tutta la linea verde che taglia in due l’isola. L’ultimo pochi anni fa è stato aperto nel cuore di Nicosia in fondo a Lidras Street e attraversarlo è una passeggiata tragica tra case traforata dei proiettili, tetti e mura schiantate, abisso di dolore e di dialogo che fatica a ricomporsi, dopo molti tentativi.
Dossier a cura di Alberto Bobbio