La svolta pastorale di papa Francesco (e la compresenza di Benedetto XVI)

13/05/2013
Da sinistra: il Papa emerito, Benedetto XVI, appena rientrato in Vaticano, e papa Francesco, che lo ha accolto.
Da sinistra: il Papa emerito, Benedetto XVI, appena rientrato in Vaticano, e papa Francesco, che lo ha accolto.

L'abbraccio fraterno tra Ratzinger (l'ultimo papa che ha partecipato al Concilio) e Bergoglio (il primo papa che non vi ha preso parte) sigilla la continuità del ministero petrino, al di là dell'evidente discontinuità nel modo di esercitarlo.
E' icona della svolta pastorale di Papa Francesco che si riallaccia a quella del Concilio, sanando l'interruzione degli ultimi decenni. Giovanni XXIII descrisse così la svolta pastorale del Vaticano II: «Sempre la Chiesa si è opposta agli errori; spesso li ha anche condannati con la massima severità. Ora, tuttavia, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità. Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi mostrando la validità della sua dottrina, piuttosto che rinnovando condanne».

Parafrasando Papa Giovanni, la svolta pastorale di Papa Francesco si può descrivere così: «Sempre la Chiesa ha confutato con la "filosofia cristiana" le filosofie moderne, sempre ha riaffermato la superiorità dell'etica cristiana su quella laica, sempre ha contrapposto l'"ideologia cattolica" alle altre ideologie politiche. Ora, tuttavia, la Sposa di Cristo, nel mondo secolarizzato e globalizzato, senza negare l'importanza del confronto razionale nella difesa della fede e dei "valori non negoziabili", preferisce tuttavia mostrare la forza "innovatrice" del Vangelo con la testimonianza della vita ».

In altre parole, per far capire il valore della povertà evangelica, una croce di ferro sul petto e le scarpe usate ai piedi servono più di un trattato teologico; per far capire la bellezza dell'amore cristiano, l'esempio del papa che alla vista di un disabile fa fermare la jeep e scende ad abbracciarlo, serve più che imparare a memoria il catechismo. E' la differenza che c'è tra Vangelo vissuto e Vangelo letto.
Vivendo il Vangelo, Francesco non sminuisce affatto l'importanza degli interventi dottrinali del Magistero (come potrebbe?), ma anziché riproporre la verità in termini filosofici e teologici, preferisce testimoniarla attraverso il linguaggio della vita che tutti capiscono. Così, il cammino pastorale di Papa Francesco si riallaccia a quello del Concilio, rimasto a lungo interrotto. Si tratta di passare da una Chiesa autoreferenziale, chiusa nel Tempio e ripiegata su se stessa, a una Chiesa aperta, che esce dal Tempio per andare verso le periferie: non solo quelle geografiche – specifica Papa Francesco –, ma anche quelle esistenziali del peccato, del dolore, dell'ingiustizia, quelle dell'ignoranza e dell'assenza di fede, quelle del pensiero e di ogni forma di miseria.
Dunque, la compresenza in Vaticano del Papa (emerito) Ratzinger e di Papa Bergoglio non solo non produce alcun disorientamento (come qualcuno ha scritto), ma conferma in modo tangibile l'azione dello Spirito Santo che, attraverso la discontinuità nella continuità dell'unico ministero petrino, continua a guidare e a rinnovare la Chiesa.

Bartolomeo Sorge S.J.

Dossier a cura di Alberto Chiara
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