11/05/2010
Il cardinale Ratzinger a Fatima il 13 ottobre 1996.
Joseph Ratzinger è l’uomo che ha studiato più di tutti la vicenda di Fatima, dal punto di vita teologico e del suo impatto sulla devozione popolare. Dieci anni fa ha curato la pubblicazione della terza parte del segreto di Fatima, che suor Lucia aveva scritto e affidato alla Santa Sede, ma che mai i Papi fino al Giubileo del 2000 avevano deciso di rendere noto.
Fu Giovanni Paolo II a decidere di pubblicato e Ratzinger, allora prefetto della Congregazione della dottrina delle fede, ne spiegò il senso, con una memorabile lettera che purifica ogni interpretazione millenaristica del testo, quasi fosse una sorta di film che anticipa il futuro. Nella lettera sottolinea che nessuno è tenuto a credere ai contenuti del terzo segreto, non essendo un dogma di fede. Ratzinger fornisce quello che definisce un "tentativo di interpretazione" e precisa: "Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso. Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosità, come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non può essere pastura per la nostra curiosità".
Nella prefazione del libro di Tarcisio Bertone, scritto con il giornalista del TG1 Giuseppe De Carli "L’ultima veggente di Fatima", Benedetto XVI spiegò che la decisione di pubblicare il Terzo Segreto venne presa per svelare la verità "nel confuso quadro delle interpretazioni e speculazioni di tipo apocalittico che circolavano nella Chiesa, creando turbamento fra i fedeli più che invitarli alla preghiera e alla penitenza". La vicenda del Terzo Segreto è stato assai complessa.
Due Pontefici, Giovanni XXIII e Paolo VI, preferirono rinviare ai successori ogni decisione. Giovanni Paolo II invece si convinse che il segreto poteva riguardare l’attentato del 1981. E a chi mostrava qualche dubbio rivendicava il diritto di una interpretazione secondo la sua esperienza personale. Wojtyla si fece portare il testo subito in ospedale dopo l’attentato. Era convinto che la mano della Madonna di Fatima aveva deviato la pallottola. Il proiettile adesso è incastonato nella corona della piccola statua della Vergine a Fatima.
a cura di Alberto Bobbio