Dossier: il Vangelo e la 'ndrangheta

L'ennesimo attentato contro don Panizza e la realtà di una Chiesa che in Calabria è un baluardo contro la criminalità organizzata. L'inchiesta di Famiglia Cristiana.

Don Ennio: "Non ci faranno tacere"

11/04/2012
Don Ennio Stamile (al centro), parroco di Cetraro.
Don Ennio Stamile (al centro), parroco di Cetraro.

«A Cetraro non ci facciamo mancare nulla: abbiamo il capitano, il maresciallo, il prete. Possiamo fare un altro don Matteo». Don Ennio Stamile stempera così la tensione che c’è tra la folla l’ultima domenica di gennaio. Convocati senza troppi clamori, con il passaparola, i fedeli si erano stretti attorno al loro parroco, chiesa di San Benedetto, per un gesto storico in questo comune: una Messa per la conversione dei mafiosi. «Perché non ci sono preti antimafia o contro. I sacerdoti sono per l’uomo», dice don Ennio, presidente uscente dell’Osservatorio per la legalità e tra gli organizzatori, nel 2007, del convegno Caritas È cosa nostra.

La Messa è stata la risposta del sacerdote all’ennesimo atto intimidatorio di cui era stato vittima qualche giorno prima: una testa di maiale mozzata fatta trovare sul pianerottolo di casa con un pezzo di stoffa in bocca. Prima ancora danni alla macchina, con una significativa X graffiata sul cofano mentre era parcheggiata nella piazza principale del paese. «Tutti segnali per dirmi di stare zitto», commenta il sacerdote. Che, però, non ha nessuna intenzione di tacere.

E i fatti gli stanno dando ragione. Nel regno incontrastato del boss Franco Muto, le nuove ’ndrine nascenti possono ancora essere fermate. «Per questo è importante parlare quando si vedono i segnali», spiega don Ennio. «Non possiamo fare come negli anni Settanta e Ottanta. Proprio grazie all’omertà la ’ndrina dei Muto si è rafforzata. Furono anni terribili in cui è successo di tutto, compresi 13 omicidi. Ora nuove forze premono per entrare in questo territorio».

Da mesi obiettivo delle nuove bande erano gli anziani, i disabili, le persone sole. Fino al giorno in cui, spacciandosi per il vescovo, sono entrati in casa di uno psicolabile che il tribunale ha affidato alla tutela di don Ennio. Calci, pugni, botte per portargli via un paio di scarpe. Don Ennio ha denunciato dal pulpito: «Qualcuno a Cetraro pensa che può non lavorare e mangiare a scapito dei poveracci, della povera gente. Pensa che spacciare droga, rapinare, fare furti, equivalga a un vero e proprio impiego. Viene applicata la legge della giungla a scapito del più debole. Ma solo gli animali si comportano così».

Don Ennio ha parole anche contro il boss storico che si vanta, sulle pagine di un quotidiano locale, di essere un “padrino” vecchia maniera che dice no alla droga sul suo territorio. «Rifiutate la droga», dice don Stamile, «ma non rifiutate il pizzo, gli omicidi, il riciclaggio di denaro, l’usura». Seguono le minacce, «credo più legate alle nuove forze emergenti che non alle famiglie storiche». La settimana dopo si costituisce una prima persona, poi altre due. Le indagini sono in corso e i frutti cominciano a vedersi.

L’omertà ha portato, in una terra famosa per il suo mare e le sue bellezze, il cancro della ’ndrangheta. Nell’operazione Overloading, con l’arresto in tutta Italia di 70 persone legate al traffico di droga, quasi una quarantina erano di Cetraro. Le forze dell’ordine stanno lavorando molto bene, ma non basta», conclude il sacerdote. «Noi cristiani, in particolare, siamo interpellati dal Vangelo che ci dice “per amore del mio popolo non tacerò”. Io sto solo cercando di fare la mia parte».

Annachiara Valle
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