Le lettere ad Avvenire, la risposta del Direttore
24/05/2011
Marco Tarquinio, direttore di "Avvenire".
Ripubblichiamo, da Avvenire del 24 maggio, le lettere di due lettori del quotidiano e la risposta del direttore Marco Tarquinio.
Caro
direttore, in questi giorni si è sentito di tutto a proposito del
ballottaggio per l’elezione del sindaco di Milano. Io vorrei proporre ai
miei concittadini cattolici un solo spunto di riflessione, partendo da
una notizia: il contributo finanziario dato dal Comune di Milano,
durante l’amministrazione Moratti, al Centro di aiuto alla vita della
clinica Mangiagalli, che in questi anni ha aiutato tante donne a non
abortire. Ora prendiamo il programma del candidato Pisapia, a pagina
venti: «Riqualificare l’offerta dei Consultori familiari in rapporto
alle caratteristiche della domanda... Il diritto all’assistenza in caso
di interruzione volontaria della gravidanza deve essere garantito
attraverso la corretta attuazione della Legge 194». Ora tutti noi
vorremmo una corretta attuazione della legge 194, ma temo che Pisapia e
la sua compagine elettorale, tra cui gli ultra-abortisti radicali di
Cappato, la intendano in maniera un po’ diversa da come la intende il
centro di aiuto alla vita della Mangiagalli... Pensiamoci bene.
Ugo Apruzzese, Milano
Gentile
direttore, credo che, per un elettore cattolico milanese, i metri di
valutazione debbano essere più di uno. Non esiste, infatti tra Moratti e
Pisapia, con i rispettivi schieramenti, un candidato che impersoni in
modo completo e inequivocabile i valori cattolici. Coloro che dipingono
Pisapia come un terribile nemico sono così sicuri che il centrodestra
incarna di più e sempre i 'valori cristiani'? Basta forse il fatto
che molti esponenti di quello schieramento abbiano una posizione netta e
giustamente non negoziabile sui temi etici (vita, famiglia, libertà di
credere ed educare) per far sì che tutto il resto vada in secondo piano?
Perché non considerare con la stessa inequivocabile cura e certezza
anche altri temi, soprattutto sociali? Non provoca imbarazzo la
posizione della Lega su alcuni temi legati all’immigrazione e ai nomadi?
E non crea imbarazzo un premier dai discutibili comportamenti e dalle
affermazioni gravissime rispetto ad altri organi dello Stato? Non dà
imbarazzo ai lettori-elettori di centrodestra neanche l’utilizzo del "metodo Boffo" (noi lettori di Avvenire sappiamo bene cosa intendiamo)
come strumento di pressione politica?
Personalmente, anche se non
sono un elettore di Milano, proverei meno imbarazzo a votare per lo
schieramento guidato da Pisapia che per quello che fa capo a Moratti. E
questo senza sottovalutare la diversità di opinioni che ho con Pisapia
su temi assai importanti. Il tono della campagna leghista e di settori
del Pdl sulla «zingaropoli islamica» è tutto un programma... Sono certo,
ad esempio, che il presidente Formigoni è sempre stato troppo
intelligente per affermare cose del genere...
Dedo Rossi, Luvinate (Va)
Le
lettere di questi due amici lettori la dicono lunga sulla complessità
della sfida che sta davanti agli elettori milanesi. Una sfida che i toni
assunti dalla campagna per Palazzo Marino e taluni personaggi che ne
sono protagonisti rendono dura e spigolosa per le coscienze di tutti i
cittadini e di tanti cattolici impegnati a vivere seriamente la fede in
Gesù Cristo e i chiari valori di riferimento del nostro umanesimo. Tanto
per esser chiari: lo scontato abbraccio di Emma Bonino a Giuliano
Pisapia e il trionfante preannuncio del ruolo che i radicali intendono
giocare, sfruttando alcuni rischiosi capitoli del programma del
candidato di centrosinistra, nel nuovo Consiglio comunale di Milano
alimentano in me come in tanti elettori milanesi gravissime e più che
fondate preoccupazioni. Ma poiché i mal di pancia in questa campagna non
vengono mai da soli e per una sola causa, devo dire che ieri mi
lasciato letteralmente senza fiato l’editoriale con il quale il
direttore del Giornale , ha pensato di tirare la volata al sindaco
uscente di centrodestra Letizia Moratti menando fendenti ingiusti e
scriteriati contro l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi
Tettamanzi.
Una cantonata gigantesca, dal punto di vista morale e
sul piano politico. Parlo di morale, perché non si possono mistificare
le parole di un pastore come il cardinal Tettamanzi e, pur di
accreditare suoi presunti silenzi od omissioni – in questo caso sui temi
della vita e della famiglia, della lotta alla droga e, udite udite!,
dell’«ateismo» –, non si dovrebbe neanche tentare di capovolgerne il
limpido magistero e d’ignorarne l’azione pastorale e le inziative di
solidarietà. Come quel Fondo Famiglia e Lavoro che, in questo tempo di
crisi, ha risvegliato e mobilitato la «Milano col cuore in mano» e
incalzato esemplarmente le istituzioni civili, pubbliche e private. Sul
piano politico l’autogol è altrettanto evidente. Se c’è – e infatti è
emerso – un problema di rapporto tra settori rilevanti del centrodestra
milanese e lombardo e parti importanti e sensibili del mondo cattolico,
qualcuno si illude davvero di risolverlo attaccando a testa bassa
l’arcivescovo Tettamanzi e vibrando, per sovrappiù, come ha fatto
appunto il Giornale,stilettate contro il cattolico governatore lombardo
di centrodestra Roberto Formigoni? Un antichissimo proverbio, per nulla
cristiano, avverte che le divinità accecano o rendono folli «coloro che
vogliono perdere». Verrebbe, quasi, da aggiungere una riga: accecati e
insensati sono anche i polemisti incendiari che «vogliono far perdere»
quelli che dichiarano amici...
Alberto Bobbio
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