Martini: l'amore vince la paura

Una riflessione dello scrittore Ferruccio Parazzoli, che ha presentato il volume "Incontro al Signore risorto" del card. Martini, allegato a Famiglia Cristiana lo scorso aprile.

31/08/2012
Il cardinale Martini è autore del volume "Incontro al Signore risorto" allegato a "Famiglia Cristiana" (foto: Ansa).
Il cardinale Martini è autore del volume "Incontro al Signore risorto" allegato a "Famiglia Cristiana" (foto: Ansa).

«La Pasqua di Gesù è l’evento in cui ha il suo culmine il grande itinerario educativo di Dio nei confronti dell’uomo», scrive Carlo Maria Martini nel capitolo in chiusura alle pagine dell’Incontro. Ma prima della luce della Pasqua e dell’incontro con il Risorto bisognerà affrontare il «percorso attraverso la notte oscura, il momento in cui anche noi paghiamo le nostre paure, le nostre angosce ». Sul confronto tra l’attesa nell’agonia e la gloria sfolgorante della Risurrezione, Martini tenne due indimenticabili meditazioni televisive quando ancora, come ha di recente confidato ai suoi lettori del Corriere della Sera, non era stato costretto dalla malattia a «passare dalla parola al silenzio», un silenzio anche interiore di sempre più profonda meditazione nell’umiltà dell’obbedienza.

«Dio sta oltre la notte», scrive in un passo di questo ampio itinerario Incontro al Signore risorto proposto da Famiglia Cristiana nella serie della Biblioteca universale cristiana (Buc). «Egli è il silenzio che ci turba davanti alla morte e alla fine di ogni grandezza umana. Egli è nel bisogno di giustizia e di amore che ci portiamo dentro... Nostalgia di perfetta e consumata giustizia, di riconciliazione e di pace». Ma è anche il “velo” che avvolge Dio e che soltanto il Risorto squarcerà, ma non prima della pienezza dei tempi: Gesù stesso, che è il Figlio, ci parla del Padre “per enigmi”.

Non bisogna avere timore di interrogarsi, di uscire dalla pacificante illusione di «avere raggiunto la perfetta nozione di ciò che Dio è» anche se ogni cambiamento genera inquietudine nell’uomo. Le parole “inquietudine”, “paura”, ricorrono spesso nel pensiero di Martini, forse generando una certa sorpresa rispetto a un uomo ritenuto dispensatore di serenità. Segni della fragilità dell’uomo, l’inquietudine e la paura non sono tuttavia un’esperienza negativa, ma un richiamo alla lotta.

Lo scrittore Ferruccio Parazzoli (al centro) con il cardinale Carlo Maria Martini (a destra).
Lo scrittore Ferruccio Parazzoli (al centro) con il cardinale Carlo Maria Martini (a destra).

Il tema della ricerca di Dio, attraverso le luci e le ombre del rapporto che l’uomo, nella debolezza e nella forza, può trovare con Lui, è un tema fondamentale nell’incessante percorso meditativo di Martini, contrasto che attraversa tutta la sua opera di parola e di scrittura. È con la figura di Giacobbe, “viandante sbandato”, che si apre il volume di Incontro al Signore risorto dopo il faticoso e doloroso avvicinamento nella Quaresima. Giacobbe è un fuggitivo, un animo che si sente in colpa, che non sa cosa fare di sé stesso quando non si sente vicino a Dio.

Ma non si esce dall’oscurità se non disposti alla conversione, «evento fondamentale per l’uomo». È la risposta alla chiamata, «il cambiamento di direzione del cammino»: costi l’abbandono della propria terra solo fidando nella promessa, costi perfino il sacrificio del proprio figlio, come fu per Abramo, figura centrale nell’articolata struttura del pensiero di Martini; costi la perdita di ogni proprio bene, pur guadagnato mediante una vita esemplare, come fu per Giobbe, inamovibile nella fiducia e nell’obbedienza verso un Dio che sembra averlo abbandonato quasi per una scommessa di gioco.

È la Passione di cui Gesù, con il suo proprio corpo, ci ha mostrato lo strazio e la vittoria.
È quella che chiamiamo la Settimana santa, in cui Gesù «come un roveto ardente brucia e si consuma » per amore. È questo Gesù che Martini ci invita a seguire: pregando nei momenti di paura, attendendo l’Eucaristia della Pasqua, dove è «presente la carne di Gesù per la vita del mondo». Questo è il cammino che Martini indica nelle pagine dell’Incontro, fino alla porta del Sabato santo che si aprirà sulla luce della Pasqua dove l’incontro con il Risorto sarà la «manifestazionecelebrazione dell’amore di Dio», l’annuncio all’uomo «che il suo peccato è perdonato, per dargli speranza di vita e di gioia oltre la sofferenza e la morte».

Ferruccio Parazzoli
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Postato da Andrea Annibale il 04/04/2012 15:52

La paura è connaturata alla natura umana dopo lo sgomento della cacciata dal Paradiso Terrestre e l’incontro con un mondo ostile. L’uomo che guarda dentro il suo cuore scopre la paura. La fede non toglie questa paura che non è paura verso Dio anche se, nel dubbio circa la fede, possiamo anche avere paura di Dio. La paura si fa lotta spirituale. Un po’ come si nuota per non andare a fondo, si vive lottando per non avere paura di precipitare nell’abisso della lontananza da Dio. In questi giorni il pianto del venerdì santo, pianto del credente di fronte alla Passione, si fa sgomento di fronte alla morte del Dio uomo e gioia nella Pasqua. Un vortice di sentimenti caratterizza le giornate odierne. Mi vorrei soffermare sul pianto. Il pianto di Gesù prima di fare risorgere Lazzaro è un pianto così umano da far pensare che anche Gesù ha provato prima di noi tutta la gamma dei sentimenti umani tranne quelli peccaminosi. Non per niente il Muro Occidentale di Gerusalemme, città eletta a propria residenza per anni dal Cardinale Martini, si chiama anche muro del Pianto. Ecco che il periodo della settimana santa è occasione propizia per piangere sulle nostre miserie, sulle nostre mancanze e peccati. Come pianse Pietro amaramente dopo aver rinnegato Gesù tre volte. Come Gesù dice alle donne di Gerusalemme: “… piangete su di voi e sui vostri figli”. Forse la risposta alle nostre paure non è la lotta soltanto che poco può senza la Grazia, basata come è sulle nostro povere forze mortali, ma anche il pianto che smuove il cuore di Dio a nostro favore, attiva gli angeli in nostro soccorso, suscita una Grazia insperata. In Coena Domini, domani giovedì santo, ci scopriamo uniti e fratelli e in questa fratellanza superiamo ulteriormente la paura, provando una emozione indescrivibile nel risentire le parole pronunciate da Gesù poco prima della grande paura e angoscia nel Getsemani, diventiamo simili a Lui, invochiamo che Gesù venga ad abitare nella nostra anima e riscopriamo il valore immenso della cena eucaristica. Facebook: Andrea Annibale Chiodi; Twitter: @AAnnibale.

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