Una vita per l'uomo e la Parola

Il cardinale Martini era entrato nei gesuiti a 17 anni. Arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, grande biblista e intellettuale, sapeva far dialogare fede e modernità.

01/09/2012

Il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, era nato a Torino il 15 febbraio 1927. Nel bellissimo Conversazioni notturne a Gerusalemme, uno di quei libri che dopo un primo incontro ti accompagnano per tutta la vita, diceva: "I miei genitori mi hanno donato la fede in Dio, mia madre mi ha insegnato a pregare". A soli 17 anni era entrato nella Compagnia di Gesù: la sua profonda cultura, che non era soltanto erudizione ma una straordinaria capacità di riflettere su tutte le istanze interiori dell'uomo e di suscitare domande e risposte originali, ha riproposto e rappresentato in pieno nel mondo d'oggi la migliore tradizione intellettuale dei Gesuiti.

Venne ordinato sacerdote il 13 luglio 1952. Dopo gli studi in filosofia e teologia, nella quale si laureò nel 1958 con una tesi su "Il problema storico della Risurrezione negli studi recenti", insegnò per alcuni anni nella facoltà teologica di Chieri. Quindi conseguì una nuova laurea, questa volta in Scrittura e sempre "summa cum laude", presso il Pontificio Istituto Biblico. Dello stesso istituto divenne rettore dal 1969 al 1978, quando fu nominato rettore magnifico della Pontificia Università Gregoriana. Della sua autorevolezza nelle scienze bibliche, testimoniata da numerosi libri e articoli, dà prova anche il fatto che fu l'unico membro cattolico del comitato ecumenico che ha preparato l'edizione greca del Nuovo Testamento.

Nel 1978 Paolo VI lo invitò a predicare il ritiro annuale in Vaticano.
Il 29 dicembre 1979 Giovanni Paolo II lo elesse arcivescovo di Milano e lo consacrò personalmente il 6 gennaio 1980. E come successore di Ambrogio, il cardinale Carlo Maria Martini non fu solo grande intellettuale, ma pastore, maestro, saggio. Una figura dalla quale ci si abituò ad aspettarsi  parole di chiarezza nella confusione, autorevolezza morale quando altre autorità la perdevano, luce in momenti di tenebre. Guidò la diocesi di Milano fino al 2002, e in quel ventennio la città  visse anche gli anni di piombo e i rivolgimenti di Mani Pulite, riconoscendo sempre in lui il primo riferimento morale. Tutta la città, credente e non. Fa ormai parte della storia l'episodio della consegna di un arsenale di armi in arcivescovado da parte delle Brigate Rosse.

Da arcivescovo di Milano introdusse in diocesi la "Scuola della parola", che consisteva nell'aiutare il popolo di Dio ad accostare la Scrittura secondo il metodo della "lectio divina". Al grande convegno diocesano "Farsi prossimo" lanciò l'iniziativa delle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico. Suscitò vasto interesse con la serie di incontri della "Cattedra dei non credenti", rivolti alle persone alla ricerca della fede. Oltre alle migliaia di iniziative, incontri, gesti che lasciarono un'impronta indelebile nella città e nella diocesi.

Lasciata Milano come arcivescovo emerito nel 2002, visse per alcuni anni a Gerusalemme riprendendo gli studi biblici, finchè l'avanzare del morbo di Parkinson lo costrinse a tornare in Italia, dove si è spento all'Aloisianum di Gallarate. Il cardinale Carlo Maria Martini è stato un maestro fino alla fine, nella profondità con la quale ha vissuto ogni passaggio della vita, ogni richiesta della fede, ogni domanda della ragione. Sapendo far dialogare fede, ragione e vita moderna in modo illuminante per molti. Quando si è saputo che la fine stava arrivando, non pochi avranno guardato ai suoi ultimi passi terreni come orme da ricordare in futuro per il proprio, ignoto addio. E allora rileggiamo un altro passaggio di quel libro già citato di Carlo Maria Martini, che fu maestro di silenzio non meno che di parola: "Un concetto teologico mi è stato di aiuto nel mio travaglio: senza la morte non saremmo in grado di dedicarci completamente a Dio. Terremmo aperte delle uscite di sicurezza, non sarebbe vera dedizione. Nella morte, invece, siamo costretti a riporre la nostra speranza in Dio e a credere in lui. Nella morte spero di riuscire a dire questo sì a Dio".

Rosanna Biffi
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