02/04/2012
Vasco Rossi alla conquista della Scala.
Sarebbe facile ironizzare sul rocker maledetto che a 60 anni scopre di non poter più fare una “vita spericolata”. Primo, perché ormai è da molto tempo che Vasco Rossi conduce una vita lontanissima dagli eccessi a base di droghe e alcool che ne hanno alimentato il mito negli anni ’80, tanto da diventare perfino testimonial di sigarette al vapore senza nicotina che, assicura, «non fanno male e si possono fumare dappertutto». Secondo perché la malattia, una dolorosa osteocondrite che ha afflitto la sua spalla dall’estate scorsa, ha rivelato, più ancora di quanto si sapesse, per citare un’altra canzone, la sua «anima fragile», quasi infantile verrebbe da dire visto quanto ha combinato da quando ha iniziato a sentirsi male ed è stato costretto ad annullare i concerti previsti quest’estate.
Come un bambino costretto a casa dall’influenza, nei lunghi mesi di convalescenza prima alla clinica Villalba e poi in un albergo di Bologna di cui ha acquistato due interi piani (un vezzo da rockstar bisogna pure concederglielo…), ha cercato un giocattolo con cui far passare il tempo. L’ha trovato in Facebook: per mesi ha mantenuto il contatto con i suoi fan con messaggi ora allarmanti («Assumo da tempo un cocktail di antidepressivi, psicofarmaci, ansiolitici, vitamine e altro, studiato da una equipe di medici, che mi mantiene in questo equilibrio accettabile» ), ora più rassicuranti («Qui sto bene, mi coccolano»), ma sempre improntati alla più disarmante sincerità, ben lontana dalla freddezza degli uffici stampa a cui i suoi colleghi normalmente si affidano quando qualcosa non va; poi ha trovato un compagno di scuola con cui rivaleggiare su chi è il primo della classe del rock italiano: Ligabue.
Le prove di "L'altra metà del cielo".
Intervistato dall’amico Red Ronnie, lo ha apostrofato con un affettuoso:
«Ligabue? Un bicchiere di talento in un mare di presunzione». L’altro
ha risposto con molta più pacatezza, ma il duello è continuato per un
po’ fino all’inevitabile lieto fine sancito ancora una volta da
Facebook. Vasco: «Rinnovo stima per Ligabue. Non esiste alcuna
antipatia, odio o rivalità tra me e lui. Per quel che ci conosciamo devo
dire che ci siamo sempre trovati d’accordo su tutto». Ligabue: «Vasco,
anche se in anticipo di venti giorni, buon compleanno». Insomma, tutto e
bene quel che finisce bene, soprattutto ora che il “provoca(u)tore”
(definizione sua) è uscito dal suo isolamento per presentarsi nientemeno
che alla Scala dove è in cartellone L’altra metà del cielo, balletto
costruito su alcune sue canzoni dedicate a figure femminili.
C’è stato
l’intoppo dello sciopero dei lavoratori che ha rinviato la prima, ma lui
l’ha dribblato con ironia («Hanno rovinato la festa. Soprattutto a mia
mamma che mi voleva vedere in smoking») e ne ha approfittato per
chiarire una volta per tutti come sta: «C'è in giro la voce che io sia
ancora malato. È diverso: ho detto che ho bisogno di un anno di
convalescenza. Se qualcuno usa ancora la parola malattia lo prendo a
bastonate». Tanti auguri allora Vasco, rocker non più maledetto che ha
saputo trasformare anacoluti che farebbero rizzare i capelli a qualunque
insegnante («Voglio trovare un senso a tante cose, anche se tante cose
un senso non ce l’ha») in poesia. Tutti gli ex bambini ribelli ti
vogliono bene anche per questo.
Eugenio Arcidiacono