Scala, arrivano le donne di Vasco

Il tempio della lirica apre le porte alla musica di Vasco Rossi, anche nelle vesti di sceneggiatore, con il balletto "L'altra metà del cielo". Alla regia l'americana Martha Clarke.

La coreografa: «Metto le ali alle sue creature»

02/04/2012
Martha Clarke, regista e coreografa di "L'altra metà del cielo".
Martha Clarke, regista e coreografa di "L'altra metà del cielo".

Nove giorni di repliche, non così intaccate da uno sciopero imprevisto che ne ha posticipato il debutto al 3 aprile; una ripresa televisiva in differita, su Rai5, il 5 aprile, alle 21,15, lo stesso giorno in cui passerà in diretta nei circuiti del cinema digitale Microcinema (Italia) ed Emerging Pictures (Europa, Usa, Canada). Questo è il ricco bottino sin qui raccolto dal balletto L’altra metà del cielo. L’evento apre per la prima volta le porte del Teatro alla Scala al rocker Vasco Rossi, qui anche in veste di drammaturgo; reca la firma della regista e coreografa americana Martha Clarke, ugualmente al suo debutto scaligero, e di Stefano Salvati, assistente alla drammaturgia, non che videoartist della nuova creazione.

Passato dagli stadi al tempio della lirica grazie a un soprassalto d’interesse per la danza nato nel 2009 dall’incontro con Eleonora Abbagnato (interprete del videoclip Ad ogni costo), Rossi ha assemblato tredici canzoni, scritte negli ultimi trent’anni. «Il suo universo è terrigno e maschile», osserva la sorridente sessantenne Martha Clarke. «Alle sue donne, così diverse, che evolvono dall’adolescenza alla maturità con un bel carico di ostacoli oltre che di gioia, come in Albachiara, Susanna e Silvia ho provato a mettere le ali». Sono ali combattive. «Prima d’ora non avevo mai creato un balletto per una compagnia accademica sulle punte», confessa la regista-coreografa. «Provengo dal mondo della modernità, da gruppi come il Pilobolus, o dal più piccolo Crowsnest, che io stessa ho fondato alla fine degli anni Settanta; poi mi sono messa a creare un teatro di movimento controcorrente dove gli attori ballano e i ballerini recitano».

Un momento delle prove di "L'altra metà del cielo".
Un momento delle prove di "L'altra metà del cielo".

Vincitrice di molti premi, in specie per la sua opera più famosa del 1984, The Garden of Earthly Delights, ispirata al pittore fiammingo Hieronymus Bosch, la Clarke ha scelto tre coppie di scaligeri (ovvero sei nel turn over dei cast) «molto bravi, duttili, e creativi», osserva. A loro ha affidato il compito di seguire l’evanescente storia delle muse contemplate da Vasco. «In una stanza - quante volte questa parola è ripetuta in canzoni come Anima Fragile, Brava, Gabri e ancora Incredibile romantica, Delusa o Un senso - entrano ed escono le fantasie di Rossi, cui non ho voluto dare una collocazione temporale precisa; la danza abbandona la rigidità del classico per diventare morbida e sensuale, ma anche acrobazia, gesto quotidiano».

Tra le luci di Christopher Akerlind e nei costumi di Nanà Cecchi (la nipote di Suso Cecchi D’Amico, forse la più famosa sceneggiatrice italiana), L’altra metà del cielo è un mosaico a tessere illuminato da proiezioni misteriose. E la musica dell’amatissimo Blasco vibra nell’orchestrazione di Cesco Valli, creando armonia e il suo contrario e intingendosi, per una volta, nelle suggestioni sinfoniche del ‘900 colto. È un rock registrato ma da Scala, tutto da sentire e questa volta anche da vedere, sino al 13 aprile.

Marinella Guatterini

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