11/05/2010
La popolazione quale percezione ha della situazione?
«Nei confronti della missione Onu è esasperata. Ma anche nei confronti di Eulex, quella europea, manifesta una crescente ostilità (al punto che non sono rare le scritte sui muri, del tipo “Eulex=Unmik=Nazi”, oppure “Eulex go home”), per cui è chiaro che è urgente prendere in mano la situazione e agire. Questo stallo non fa che incancrenire sempre più i problemi e peggiorare l’insofferenza della popolazione civile. Anche perché vede che il Paese è in ostaggio degli stessi personaggi e delle stesse cordate di potere criminale dei tempi della guerra».
Ossia di dieci e più anni fa?
«Esatto. Il capo del Governo è Hashim Thaqi, il suo principale oppositore è Ramush Haradinaj, cioè i due più potenti generali dell’epoca del conflitto, che già allora si erano spartiti il controllo di gran parte del Kosovo. I loro uomini costituiscono la rete di potere del Paese, in ogni campo».
Specie in quello criminale…
«Basti pensare che il Kosovo è considerato la più grande raffineria dell’eroina proveniente dall’Afghanistan e dal Pakistan. E il traffico di droga è gestito in forma di semi-monopolio da Haradinaj. Quanto a Thaqi, tanto per fare un esempio, il suo servizio segreto, creato all’indomani della fine della guerra, è molto potente. Di recente uno dei suoi uomini ha deciso di collaborare con la giustizia internazionale: si è autoaccusato di 17 omicidi politici. Tutti uomini del partito di Rugova».
Senza la presenza delle forze internazionali il Paese “terrebbe”?
«Pensiamo di no. A proposito di pace e di convivenza fra le etnie, va ricordato che alla fine del conflitto c’erano 400 mila serbi, in Kosovo. Ora sono 100 mila e tutti confinati in alcune enclave».
Luciano Scalettari