09/05/2012
Un suopporto per leggere i libri elettronici o e-book.
Quasi imposto dalla realtà che stiamo vivendo, il tema della "Primavera digitale" scelto dal 25° Salone del libro tenterà di sviscerare i molteplici effetti e gli infiniti cambiamenti che la Rete sta portando nelle nostre vite. L'occhio è rivolto soprattutto ai prodotti culturali. Cominciamo ad esempio dall'atto che dà vita al testo e ai libri: come cambia la qualità della scrittura al tempo di Internet? Quel che è certo è che i testi tendono a trasformarsi in iper-testi, misti di immagini e suoni, così come stanno sempre più affermandosi fenomeni di scrittura collettiva. Anche chi aveva pronosticato la fine della scrittura, ha dovuto ricredersi di fronte al proliferare delle nuove forme in cui essa si incarna, dalle mail a Twitter, dai social media ai blog. Senza dimenticare che nulla viene perduto, e tutto archiviato.
E che ne sarà degli editori? Il self-publishing (scrivo un libro e, attraverso un editore digitale, lo distribuisco saltando ogni altra mediazione) ha i contorni di una marea che sta investendo il modo di pubblicare fin qui conosciuto. Di fronte al dilagare delle pubblicazioni, come potrà orientarsi il lettore, in questo mare indifferenziato? I quotidiani di carta restano i maggiori produttori di informazione e il loro modo di diffondere le notizie sta già cambiando: i maggiori giornali arivano direttamente sul tablet o sul pc dell'abbonato. In che rapporto si porrà il giornalismo tradizionale e dei professionisti con il giornalismo dei telefonini e dei blog? Se la partecipazione del cittadino alla costruzione delle notizie in qualità di fonte è senz'altro prezioza, chi ne verificherà la veridicità e chi la confezionerà adeguatamente?
L'effetto della diffusione delle tecnologie digitali sulle società arabe è uno dei temi che verranno affrontati al Salone del libro.
Nemmeno il nostro modo di leggere sarà esente da cambiamenti. Ci si chiede se anche l'esperienza della lettura sarà contaminata dal modello zapping imperante tra i navigatori della Rete. Centrale è poi la questione delle ricadute sull'apprendimento. Laddove sono state sperimentate, le nuove tecnologie hanno dimostrato di saper coinvolgere meglio i giovani (i "nativi digitali"), grazie a contenuti multimediali più accattivanti. Ma chi formerà i docenti, che nativi digitali non sono? E come immaginare una massiccia introduzione di mezzi digitali in scuole che, a volte, rischiano addirittura di crollare? E ancora: quando il nostro Paese si doterà di una vasta area wi-fi?
Impossibile non parlare dei social network e dei social media. Basti un dato: gli iscritti a Facebook rappresentano una comunità virtuale che si colloca per popolazione tra il quinto e il sesto Stato al mondo. Le reti creano incessantemente comunità virtuali i cui componenti interagiscono fittamente, dando vita a nuove forme di associazionismo e a gruppi estremamente fluidi che si muovono al di fuori delle istituzioni, spesso contro di esse.
Un tablet di nuova generazione.
Le domande, come si vede, superano di gran lunga le certezze. Inevitabile, quando si affronta un fenomeno mentre lo si sta vivendo e non è ancora compiuto. Per vivere tutte le potenzialità del nuovo mezzo, senza subirlo, è necessario sviluppare un approccio mentale e culturale che eviti due estremi: quello degli apocalittici, che nel Web vedono sono pericoli e danni; e quello degli integrati, che le assegnano una natura quasi mistica. Dobbiamo imparare a prendere il buono e a difenderci dal cattivo.
Qualche esempio. Che la Rete offra nuove opportunità alla partecipazione democratica, come è accaduto nella Primavera araba, è fuori dubbio. Ma che essa crei nuovi contenuti non lo è affatto. Che i "contatti" siano facilitati è innegabile, ma sulla loro qualità bisognerà stare vigili. Che Google, Amazon e Facebook siano nati da idee geniali e stiano rivoluzionando il mondo, è sotto gli occhi di tutti, così come dovrebbe esserlo il fatto che la privacy sta correndo qualche grosso rischio e che queste ricchissime aziende non potranno far fortuna per sempre con i contenuti prodotti da altri... È giusto garantire al massimo grado la diffusione dei prodotti dell'ingegno, ma una qualche tutela di chi ha lavorato per concepirli e crearli contro la pirateria e la duplicazione abusiva bisognerà riconoscerla...
Verrebbe da dire: ai posteri l'ardua sentenza. Senonché è una sfida che riguarda noi già oggi. La primavera digitale è adesso.
Paolo Perazzolo
A cura di Paolo Perazzolo